Malattie di origine crittogamica

Prefazione : https://laviadelbonsai.wordpress.com/patologia-4/

MALATTIE CAUSATE DA FATTORI BIOTICI

Come abbiamo già accennato prima le malattie  si dividono in:

  • Malattie di origine crittogamiche
  • Malattie di origine batterica
  • Virosi
  • Malattie di origine entomofila

MALATTIE DI ORIGINE CRITTOGAMICA

Danni ai vegetali, comunque, provengono anche dal loro stesso regno, specialmente da un particolare settore:

 Attacchi di questi patogeni, differentemente specializzati, arrecano danni rilevanti, specialmente perché poco visibili, e solo quando la malattia è in atto o negli stadi finali.

Le malattie fungine sorgono per molte cause, elenchiamo quelle più importanti:

-UMIDITA’,

-TEMPERATURA,

-VENTILAZIONE,

-TERRENO,

-CONTAMINAZIONE,

-SCOMPENSI NUTRIZIONALI.

UMIDITA’

I funghi per poter proliferare e per poter accrescersi hanno bisogno di umidità molto elevata, infatti, le spore hanno bisogno dell’elemento ACQUA, per potersi spostare e poter procreare; quindi l’elemento base affinché vi sia probabilità di sviluppo fungino e’ “umidità elevata”.

TEMPERATURA

Primaria importanza è da imputare alla temperatura, poiché è stato osservato che, questa ha un potere discriminante sull’insorgenza dei patogeni; a parità di condizioni ambientali, ma, a differente temperatura, si differenzia un diverso patogeno; il campo ottimale di proliferazione è intorno ai 15-20 °C.

 VENTILAZIONE

Direttamente concatenata all’umidità è la ventilazione, infatti, più la velocità dell’aria e’ elevata, piu’ l’ambiente si asciuga meno, aumentando cos’ la probabilità di manifestazione fungina.

Anche la LUCE svolge un’azione limitante sulla comparsa dei funghi, infatti, ambienti luminosi sono sempre esenti dai funghi.

Quindi ambienti UMIDI, BUI, NON VENTILATI, sono ottimi per la proliferazione dei funghi e di malattie crittogame.

Osservando delle piante, vediamo che la porzione di chioma sovrastante si presenta brillante, carnosa, in salute, mentre la porzione sottostante e interna e’ più gracile, foglie piccole e chiare, spesso attaccata dalla COCCINIGLIA, tutti sintomi che ci indicano uno stato di salute non ottimo.

Evidentemente la porzione superiore, irrorata da luce, aria, pioggia, riesce a reagire in modo migliore agli attacchi dell’ambiente, mentre le foglie interne in ombra, poco ventilate,

reagiscono più lentamente e quindi più suscettibili a soccombere.

 TERRENO

Influenza molto lo stato di salute dei vegetali, ed anche il diverso grado di insorgenza del

patogeno; terreni compatti, con scarsa circolazione di aria, asfittici, aumentano notevolmente i rischi di MARCIUMI RADICALI.

Di per contro terreni molto leggeri comportano un’eccessiva traspirazione,con irrigazioni

frequenti e somministrazioni di fertilizzanti più elevate,che potrebbero portare, in qualche

modo,a” SCOMPENSI NUTRIZIONALI” tali da favorire ulteriormente l’instaurarsi di forme fungine. (come la fai sbagli ehh!!!!)

 CONTAMINAZIONE

Abbiamo già detto che la riproduzione dei funghi avviene per mezzo di spore e gli elementi

sessuali per poter effettuare comunque la riproduzione hanno bisogno di acqua o di forte umidità.

Momenti cruciali per tali eventi sono piogge, forte umidità ambientale, temperature caldo-umide, scarsa luminosità, caratteristiche della PRIMAVERA e dell’AUTUNNO, tempi di solito dedicati anche alla ricerca dei funghi nei boschi, GALLINACCI, CHIODINI, PORCINI, sono parenti e appartenenti alle stesse famiglie delle malattie fungine.

Molte volte il patogeno si trasmette per sfregamento di parti infette con quelle sane, con il vento, con trasporto di parti infette per mezzo di insetti ed animali. Molto pericoloso può essere, ad esempio, in primavera il volo della femmina alata degli afidi, questa essendo fecondata inizia la deposizione delle uova sulle piante, essendo alata visita molti soggetti e di conseguenza si nutre su essi, contribuendo alla diffusione di patogeni nelle piante visitate.

INTERVENTI

MECCANICI

Se la causa è di ordine fisico si interviene cercando di eliminare le cause principali, con POTATURE,DIVERSA DISPOSIZIONE, DRENAGGIO DEL TERRENO,etc. Nel caso di scompensi IDRICI o NUTRIZIONALI, si riporta lentamente alle condizioni ottimali, limitando quello che era stato l’eccesso, fino a quando non si nota una stabilizzazione delle ondizioni fino alla normalità.

CHIMICI

Possono essere divisi in ESOFARMACI, ed ENDOFARMACI.

-ESOFARMACI: sono tutti quei farmaci che svolgono azione preventiva, creando un habitat non ospitale al patogeno.

Di questo tipo sono tutti i farmaci a base di SOLFATO DI RAME, CUPRICI, DITIOCARBAMMATI, etc..

ENDOFARMACI: sono prodotti che entrano nel processo linfatico della pianta, difendendola dall’interno, i cosiddetti SISTEMICI.

Il classico fitofarmaco per la lotta a svariate malattie e’ la mitica POLTIGLIA BORDOLESE oppure a base di SOLFATO DI RAME.

Preparati a base di zolfo si impiegano nella lotta contro l’OIDIO, non è deprimente per la vegetazione, anzi,svolge un’azione stimolante, ve ne sono anche di SISTEMICI.

 ANTICRITTOGAMICI ORGANICI:

sono più efficaci in alcuni casi dei cuprici o degli zolfi, ed anche meno fitotossici. Alcuni di questi sono :ZINEB, ZIRAM, MANCOZEB, etc. Sono usati con successo contro svariate crittogame, come SEPTORIA, MUFFA, PERONOSPERA, BOLLA, CORINEO, ed altre.

  •  CAPTANO, FOLPET, DICLOFLUANIDE, DINOCAP: Contro TICCHIOLATURA,
  • ALTERNARIA, MONILIA, OIDIO, MUFFA GRIGIA.
  • DITIANON: PREVENTIVO-CURATIVO, contro: TICCHILATURA, MARCIUME, CANCRO DEI RAMETTI, ANTRACNOSI, RUGGINE, VAIOLO, BOTRITE.

 SISTEMICI

  • BENOMYL(BENLATE): fungicida sistemico polivalente, preventivo, curativo sradicante, acarofrenante, purtroppo non più in commercio o difficile da reperire.
  • ENOVIT-METHYL: sistemico ad azione preventiva e curativa, contro ticchiolatura, oidio,etc.
  • FURALAXIL: sistemico nel verso acropeto,immesso nel terreno viene assorbito dalla pianta per la lotta contro BREMIA, PHJTIUM, PHITOPHTHORA, PERONOSPERA, molto usato NEI TERRICCI. Ed altri ancora come MICLOBUTANIL, PROPICONAZOLO, etc.

In buona sostanza:

I parassiti fungini sono più infettivi durante i mesi primaverili e autunnali.

Come abbiamo detto, la maggior parte delle malattie di origine vegetale è costituita da particolari tipi di funghi che attaccano le foglie, i giovani rametti, e i frutti. Vi ritroviamo ad esempio la Ticchiolatura, la Peronospora, l’Oidio, le Ruggini e la Monilia (marciume molle dei frutti). La parte vegetativa principale di un fungo è a noi invisibile, ed è costituita da filamenti microscopici che pervadono l’interno della foglia, il “micelio”.

I funghi parassiti svernano con particolari strutture adatte allo scopo: alcuni, come la peronospora, producono una specie di spora dalle pareti ispessite destinata a trascorrere l’inverno in una fase di quiescenza. In altri le spore sono conservate all’interno di particolari strutture di conservazione. Queste possono trovare riparo nelle foglie morte cadute a terra, nelle screpolature della corteccia, o nei frutti rinsecchiti che rimangono appesi ai rami dell’albero. Ed è proprio da qui che l’anno seguente ripartono le infezioni.

Le prime infezioni primaverili si verificano ad opera delle spore svernanti e sono dette infezioni primarie. In seguito dai corpi fruttiferi che si formano nel tessuto fogliare, fuoriescono spore adattate alle condizioni primaverili, che producono le infezioni secondarie.

Le spore sono di dimensione microscopica e hanno forma sferica. Essendo estremamente leggere volano via facilmente alla minima brezza di vento, quindi si depositano su una foglia e in presenza di una sufficiente umidità iniziano l’infezione.

L’atmosfera negli immediati dintorni delle piante infette dall’anno precedente, pullula letteralmente di queste spore microscopiche, per questo abbiamo insistito sull’importanza della pulizia e dei trattamenti invernali.

Tuttavia, perchè abbia effettivamente inizio l’infezione occorre che venga raggiunto il giusto livello per due parametri climatici molto importanti: la temperatura e soprattutto l’umidità.

Infatti perché avvenga la germinazione delle spore, è assolutamente determinante la presenza di una sottilissima lamina di acqua (umidità) sulla superficie fogliare per un certo numero di ore. Questa esigenza che è alla base della possibilità di attacco per tutte le forme fungine è quella più sfruttata per contrastare l’attacco.

Dobbiamo quindi generare le condizioni più asciutte possibili all’interno e nelle immediate vicinanze delle nostre piante. Possiamo ad esempio posizionare i vasi in luoghi asciutti e arieggiati e aumentare la circolazione dell’aria all’interno della chioma con leggere potature verdi mirate,

I giorni di nebbie persistenti e di pioggia fina e intermittente con tempo variabile e senza vento sono i più favorevoli per gli attacchi. In questo caso è bene effettuare al più presto un trattamento con prodotti rameici che, oltre ad essere meno tossici per l’uomo, sono validi per quasi tutte le malattie fungine.

Una accortezza da osservare è di non smaltire assolutamente i residui contenenti del rame nei lavandini e corsi d’acqua, o nei fossi, perché sono altamente tossici per i pesci e tutte le forme di vita animali acquatiche. Meglio versare i residui, se si tratta del fondo del contenitore, nel terreno e sempre in luoghi diversi e interrare leggermente i residui stessi, oppure chiuderli in boccette e conferirli agli appositi raccoglitori per farmaci delle farmacie.

I cicli di vita dei funghi parassiti si differenziano tra loro solo per poche caratteristiche, non occorre quindi per i nostri scopi studiarli molto approfonditamente ed è sufficiente seguire le poche regole già dette. Al contrario le forme di vita animale di insetti e acari si sono differenziate enormemente durante l’evoluzione, perciò per una difesa efficace è consigliabile saperne di più.


Elenco delle più comuni patologie funginee.


MAL DEL COLLETTO ( Phytophthora spp.)

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E’ un gruppo di parassiti che risulta dannoso sia a coltivazioni in pieno campo che in vaso. Molte specie vegetali sono sensibili a questo tipo di patologia ma alcune in particolare modo: Chamacyparis, Taxus ed Ericacee in genere. Nell’ambito di queste specie esiste a sua volta una sensibilità varietale. La malattia si manifesta con un appassimento, seguito da disseccamento, dell’intera pianta o di una porzione di essa. Le radici di piccole dimensioni risultano marcescenti, mentre aree imbrunite sono rilevabili a livello delle radici principali ed in particolare nella zona del colletto. Questi patogeni trovano le condizioni ottimali di sviluppo in presenza di eccessi di umidità e di temperature comprese fra i 24° e i 28° C°: ne deriva che le phytophthore sono particolarmente temibili in estate e, più in generale, dopo periodi molto piovosi.

DIFESA

La prima e più importante forma di lotta contro questi funghi si basa sulla prevenzione degli eccessi idrici che sono da considerarsi, nella maggior parte dei casi, la causa scatenante per l’istaurarsi della patologia.

A tal fine è opportuno:

• coltivare le piante sensibili in terreni o substrati ben drenati;

• nelle coltivazioni in vaso distribuire l’acqua con molta parsimonia e possibilmente con sistemi localizzati;

• in pieno campo effettuare sistemazioni idrauliche in grado di garantire lo scolo delle acque in eccesso in tempi rapidi;

• utilizzare piante sane e varietà poco sensibili a questi funghi.

Per le specie vegetali maggiormente sensibili, oltre a realizzare quanto sopra detto, si può effettuare anche una difesa chimica. Questa ha una validità solo se viene attuata in modo continuo e sistematico; è sconsigliabile intervenire saltuariamente o al manifestarsi dei sintomi. Efficaci contro questi parassiti risultano trattamenti, sotto forma di innaffiature, a base di phosethyl Al, propamocarb, benalaxyl, furalaxyl e metalaxyl. Gli interventi, distanziati di 20-30 giorni, devono essere effettuati da fine inverno (Marzo-Aprile) fino a tutto Agosto.


MARCIUME RADICALE

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La causa principale del marciume radicale è un fungo, l’armillaria mellea. Questo fungo attacca prevalentemente le piante arboree e si può riconoscere dalla comparsa, sotto la corteccia, di placche di micelio color bianco crema con una caratteristica forma a ventaglio; può manifestarsi anche su numerose piante ornamentali, soprattutto se non coltivate in condizioni idonee. In genere le piante colpite da marciume radicale mostrano crescita stentata, foglie clorotiche, rami deboli e altri sintomi, che spesso potrebbero inizialmente venire imputati ad altre patologie.

Nei mesi autunnali si può manifestare la comparsa di corpi fruttiferi che ne manifestano la presenza (c.d. famigliole o chiodini).

Questo patogeno è attivo per quasi tutti i mesi dell’anno, colpisce soprattutto piante già debilitate o che presentano lacerazioni sul tronco. Si sviluppa particolarmente in presenza di acqua stagnante e di terreni poco drenati.Il marciume radicale può essere causato anche da altri aptogeni, come ad esempio phytium e thielaviopsis basicola, che causano la marcescenza delle radici, che imbruniscono e si deteriorano, causando un’evidente stato di sofferenza nell’intera pianta colpita, che non viene più nutrita dalle radici stesse, inoltre è evidente una fitta reticolatura lanosa di micelio biancastro.

In una situazione del genere bisogna intervenire immediatamente eliminando completamente la terra vecchia, si lavano le radici con l´acqua e si eliminano tutte le radici marce ( le radici marce all´interno sono scure, quelle sane bianche), il taglio va rifinito e protetto con mastice cicatrizzante.

Il vaso da utilizzare sarà abbastanza grande da contenere tutto il ceppo, ( mentre si prepara il vaso immergere il ceppo in una ciotola con soluzione fungicida) si mette un primo strato di drenaggio a grani grossi e posizionato il bonsai si nebulizza con acqua miscelata ad ormoni radicanti.

Innaffiamo abbondantemente è poniamo l´albero in modo da ricevere il sole sul vaso ( il calore stimola le radici) ed avremo cura di tenere in ombra la chioma del bonsai. S´innaffia solo quando la terra superficiale appare asciutta.

Le piante colpite deperiscono e degenerano in tempi medi lunghi.

Per evitare l’insorgere di questa malattia è quindi importante evitare ristagni d’acqua (soprattutto nei periodi di riposo della pianta). Disinfettare accuratamente il terreno con prodotti a base di zolfo.In commercio esistono fungicidi adatti (fosetyl alluminio o propamocarb)  a combattere il marciume radicale, ma solo se l’infezione viene tempestivamente curata e non è già in avanzata fase di sviluppo.


MUFFA GRIGIA (Botrytis cinerea)

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Questa malattia si manifesta come una muffa grigia che copre varie parti della pianta, ma anche foglie e fiori caduti sul terreno, le foglie hanno macchie a V e lo stelo si necrotizza. Le cause sono la troppa umidità, il drenaggio insufficiente e la mancanza di ventilazione, evitare l’umidità eccessiva sia del terriccio che dell’ambiente, tenere le piante ben distanziate e in periodo di concimazioni, dare un concime ricco di potassio e scarso di azoto. Intervenire con prodotti a base di Iprodione.


RUGGINE

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Questa malattia attacca esclusivamente i pelargoni zonali, si presenta con macchie gialle sulle foglie che corrispondono nella pagina inferiore a punti color ruggine, è favorita dalle temperature che si aggirano sui 20 gradi. Si contrasta l’infezione tagliando ed eliminando le foglie colpite e irrorando prodotti a base di Bitertonol ( Baycor)


TRACHEOMICOSI

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Questa malattia spesso viene confusa con l’attacco della cacyreus marshalli, le foglie della pianta ingialliscono, il ramo colpito deperisce e il fusto si annerisce. Ad attaccare la pianta però non è un parassita animale ma uno vegetale, il Verticillum albo-atrum. Trattare preventivamente con Benomyl e Carbendazim.


OIDIO O MAL BIANCO DELLE PIANTE ORNAMENTALI

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I funghi appartenenti alla famiglia delle Erysiphaceae sono la causa dell’alterazione, riscontrabile nel periodo estivo su molte piante, comunemente conosciuta con il nome di Mal Bianco, Nebbia, Manna. Fra le più comuni piante coltivate nel vivaismo soggette ad attacchi di oidio possiamo ricordare: Rosa, Prunus laurocerasus, Quercus, Acer, Lagerstroemia, Evonimus, e Malus.

Questi funghi si sviluppano su tutti gli organi erbacei delle piante: foglie, germogli, rametti erbacei e boccioli fiorali.

Le foglie sono l’organo vegetale su cui più comunemente si può riscontrare la malattia. Sui tessuti infestati dal fungo si forma un rivestimento bianco-cenerino, inizialmente non ben definito, poi sviluppato a costituire una sorta di fitta ragnatela abbastanza evidente. In diverse forme di oidio la lamina fogliare può assumere un aspetto bolloso o andare incontro a raggrinzimenti. Le foglie molto colpite disseccano e cadono anticipatamente per cui forti attacchi di mal bianco possono causare defogliazioni intense. Nel Prunus laurocerasus le aree fogliari interessate dall’infezione tendono a disseccare e a cadere anticipatamente lasciando un foro nella lamina fogliare (oidio perforante).

I rametti erbacei colpiti si ricoprono anch’essi di muffa bianca, al di sotto della quale è facile rinvenire una diffusa e superficiale reticolatura necrotica.

Gli oidii si sviluppano esternamente all’ospite, ancorandosi ad esso per mezzo di appressori. Con delle strutture dette austori penetrano nelle cellule delle piante e ne assorbono il contenuto.

DIFESA

Un’ efficace difesa antioidica deve prevedere trattamenti precoci, a partire dai primi di maggio; questo facilita il successivo contenimento della malattia. Tuttavia buoni risultati si ottengono anche iniziando gli interventi alla comparsa delle prime macchie oidiche. Successivamente è necessario ripetere i trattamenti in funzione della sensibilità della specie vegetale e varietale, ogni 15-20 giorni per un massimo di 4-5 trattamenti. Esiste in commercio un’ampia gamma di prodotti efficaci contro gli oidii. Oltre ai classici zolfi, sempre validi specialmente nei trattamenti polverulenti, sono da ricordare i prodotti a base di dinocap, triforine, dodemorf, bupirimate, ditalimfos, pyrazophos, procloraz, triadimefon, bitertanolo, fenarimol, penconazol, esaconazolo ed in generale tutti i prodotti triazolici. E’ opportuno alternare i vari principi attivi.


TICCHIOLATURA DELLE ORNAMENTALI

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Le ticchiolature delle ornamentali sono un gruppo piuttosto eterogeneo di malattie fungine. Sono caratterizzate dalla comparsa sulle foglie di macchie di colore bruno, olivaceo, marrone, più o meno rotondeggianti, a volte (Raphiolepis) contornate da leggero alone giallo. Inizialmente le macchie fogliari sono isolate e di limitate dimensioni, successivamente si accrescono e tendono a confluire. Le foglie colpite in modo grave cadono precocemente determinando la defogliazione della pianta.

DIFESA

La lotta alla ticchiolatura delle ornamentali può essere effettuata con trattamenti a base di composti rameici o ditiocarbammati (mancozeb, metiran, ecc…) nel periodo primaverile.

Due-tre trattamenti distanziati di 15-20 giorni, effettuati da metà aprile ai primi di giugno, specialmente dopo consistenti piogge, dovrebbero essere in grado di garantire una sufficiente protezione della vegetazione.

Per la Rosa, in particolare su varietà sensibili, ciò può non essere sufficiente, per cui alla comparsa dei primi sintomi, è necessario effettuare una protezione più severa ricorrendo anche all’impiego di triforine, diclofluanide, dodina e prodotti triazolici, trattando ogni 10-15 giorni fino a quando la malattia non si blocca.


BOLLA DEL PESCO / CORINEO DELLE DRUPACEE

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Queste due alterazione fungine sono tipiche della frutticoltura, ma possono interessare anche il vivaismo ornamentale considerando la diffusione sempre maggiore che hanno in esso le drupacee da fiore.

La TAPHRINA DEFORMANS è una malattia fungina specifica dei peschi (Prunus persica) di cui attacca soprattutto le foglie. Si manifesta in primavera, al risveglio vegetativo: le foglie presentano bollosità evidenti, assumono consistenza carnosa e spessore superiore al normale; successivamente disseccano e cadono.

Il CORYNEUM BEIJERINCKII è in grado di colpire tutte le drupacee. I sintomi si manifestano, nel periodo primaverile, sia su foglie che su rami. Sulle foglie si formano delle tacche rosso-violacee di alcuni millimetri di diametro, circondate da un alone rossastro. Queste aree colpite tendono a distaccarsi lasciando il lembo fogliare bucherellato. Sui rami si formano dei cancri da cui fuoriesce un abbondante essudato gommoso. Le piante colpite dalla malattia si presentano cariche di gomma e deperite.

Entrambe le affezioni fungine si possono controllare con due trattamenti localizzati uno alla caduta delle foglie (novembre), l’altro prima della ripresa vegetativa (febbraio). Efficaci contro questi patogeni risultano i prodotti a base di rame, tiram e ziram. Nel trattamento autunnale è preferibile utilizzare i prodotti rameici, mentre nel trattamento primaverile dare la preferenza a tiram e ziram.

Su varietà di pesco sensibili alla bolla o con decorso stagionale umido, è utile effettuare anche alcuni interventi nei mesi di Aprile e Maggio, con prodotti a base di ziram o TMTD. Con presenza di vegetazione non usare prodotti rameici su pesco, perchè fitotossici.


CILINDROSPORIOSI DEL CILIEGIO

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Questo fungo è in grado di colpire diverse specie di Prunus e risulta pericoloso su ciliegio (Prunus avium). Colpisce in particolare le foglie, raramente i rami. Le foglie colpite presentano sulla pagina superiore tante piccole macchie rosse, e su quella inferiore aree clorotiche che successivamente assumono anch’esse colore rossastro. Le foglie infette ingialliscono e poi cadono precocemente, per cui in piena estate le piante risultano già spoglie. Lo sviluppo vegetativo della pianta viene depresso.

E’ consigliabile intervenire con dei trattamenti a base di rame, dithianon o benomyl. Il primo intervento è opportuno effettuarlo a metà giugno e farlo seguire da altri 2 trattamenti distanziati di 15-20 giorni l’uno dall’altro.


ANTRACNOSI DEL PLATANO

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E’ una patologia fungina comunemente presente sul Platanus nel periodo primaverile. I sintomi più caratteristici ed evidenti sono a carico dei giovani germogli e delle foglie. I giovani germogli vanno incontro, fin dalla ripresa vegetativa, ad un rapido avvizzimento seguito da imbrunimento e morte. Sulle foglie si sviluppano dei disseccamenti inizialmente localizzati lungo le nervature, successivamente interessanti buona parte o tutta la lamina fogliare. Altro sintomo tipico è la produzione di rami vicini fra di loro (scopazzi). Nelle primavere umide e piovose la malattia può causare gravi danni compromettendo lo sviluppo delle piante.

Quando le temperature medie si innalzano e superano i 18-20° la malattia tende a regredire, per scomparire in estate.

DIFESA

La lotta o si esegue con trattamenti a base di prodotti benzimidazolici (es. benomyl) o procloraz. Il primo trattamento deve essere effettuato alla ripresa vegetativa (apertura gemme) e successivamente ripetuto per altre due volte distanziando i trattamenti di circa 15 giorni.

 


IL CANCRO DELLA CORTECCIA

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Il cancro della corteccia è una malattia in grado di provocare ingenti perdite di Castanea. Il patogeno colpisce tutti gli organi legnosi provocandovi delle tacche di color rosso-mattone, depresse e screpolate. Nei casi in cui la necrosi avvolge tutta la circonferenza dell’organo colpito, la parte distale di questo va incontro a rapido disseccamento. Il patogeno penetra nell’ospite da ferite per cui risulta molto pericoloso negli innesti a marza o dopo potature.

Le piante colpite in dal fungo devono essere eliminate e bruciate il più presto possibile. Per prevenire l’infezione si possono effettuare dei trattamenti estivo-autunnali con prodotti a base di sali di rame o benomyl, ma la loro efficacia non sempre è soddisfacente. Negli innesti è consigliabile disinfettare la ferita con degli opportuni mastici cicatrizzanti. Fra questi va ricordato il Cerafix Plus (Enichem), mastice biologico, Brevetto CNR, specifico per innesti di castagnoD.


CANCRO DEL CIPRESSO

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Il cancro del cipresso è una patologia fungina in grado di provocare ingenti perdite su diverse Cupressacee. A questa malattia risulta molto sensibile il Cupressus macrocarpa (in particolare la var. Goldcrest), sensibile il C. sempervirens, poco sensibile C. arizonica, C. lusitanica, Thuja orientalis, Cupressocyparis leylandii e Juniperus communis. La malattia si manifesta con la formazione, lungo il fusto o branche principali, di cancri che emettono abbondante resina; ciò determina il disseccamento della parte soprastante.

Il fungo si sviluppa in particolare nelle stagioni primaverili ed autunnali.

DIFESA

La prima precauzione da prendere  è l’allontanamento e distruzione delle piante infette. La lotta chimica può essere validamente realizzata con trattamenti preventivi a base di benomyl o rameici. La frequenza degli interventi dipende dalla sensibilità della specie al cancro. In una specie molto sensibile come il C. macrocarpa sono mediamente necessari 5 trattamenti l’anno distribuiti 3 in Aprile-Maggio-Giugno e 2 in Settembre-Ottobre. In C. sempervirens il numero dei trattamenti si può ridurre a 3-4 sempre localizzati negli stessi periodi per arrivare a 2 interventi nelle altre Cupressacee.


DISSECCAMENTI DA NECTRIA E MALATTIE DEL LEGNO (CARIE LEGNOSE)

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La NECTRIA è un patogeno fungino in grado di svilupparsi a carico dei tessuti legnosi di diverse specie vegetali: Acer, Sophora, Robinia, ecc… I vegetali colpiti vanno incontro ad evidenti disseccamenti rameali in grado di estendersi anche al fusto; altre volte l’alterazione si limita ad interessare solo porzioni di questi organi. Il disseccamento inizia normalmente in corrispondenza di una ferita (es. un taglio di potatura) e da qui progredisce arrivando, nei casi più gravi, ad interessare buona parte della pianta. Sul legno morto si differenziano successivamente delle tipiche ed evidenti pustole color arancio, che rappresentano la forma di propagazione del fungo. Il patogeno colpisce di preferenza piante debilitate penetrando, come via preferenziale, da ferite.

Le CARIE LEGNOSE sono malattie fungine che provocano danni parzialmente simili a quelli sopra descritti.

La difesa dalla Nectria la si può realizzare con interventi anticrittogamici con prodotti rameici o benzimidazolici. Il trattamento può risultare utile dopo trapianti e dopo potature, perché i tagli rappresentano una facile via di ingresso per il patogeno fungino.

Tuttavia i migliori risultati nel controllo di questa patologia, si ottengono disinfettando i tagli di potatura con opportuni mastici o con una miscela di Vinavyl+benomyl al 2% di prodotto commerciale. Questa operazione, oltre a prevenire la patologia sopra descritta, ha ottima efficacia anche contro le carie del legno.


VERTICILLOSI

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Il Verticillium, sulle piante arboree ed arbustive determina la comparsa sull’apparato aereo, di disseccamenti atipici di parte della chioma; le foglie disseccano pur avendo parte del lembo ancora verde. L’attacco porta ad una filloptosi più o meno intensa a seconda della virulenza del patogeno pertanto la sintomatologia può essere acuta o cronica. In genere la sintomatologia è basipeta e porta alla morte della pianta.

Le Verticilliosi sono definite tracheomicosi in quanto il fungo si sviluppa all’interno dei vasi e ad una sezione del fusto o di una branca i  sintomi si rendono evidenti. La sezione di una parte di fusto evidenzia necrosi ed alterazioni cromatiche che interessano parte o tutto l’anello legnoso. In quest’ultimo caso si perde la totalità del funzionamento dell’apparato vascolare e si determina l’apoplessia dell’organo colpito per mancanza del flusso linfatico. Le alterazioni dello xilema sono dovute alla formazione di tilli che ostruiscono il lume delle trachee (come reazione per impedire il passaggio del fungo) ed impediscono il passaggio della linfa. Inoltre il fungo produce sostanze tossiche che aggravano i processi degenerativi a carico del legno.

Preparazione della soluzione

Principio attivo e dose:

Fosetyl-Al 100 g/L – Benomyl – 12 g/L – Dodina -3.6 g/L

Sciogliere il prodotto in acqua distillata e lasciarlo decantare per 10 gg in comuni bottiglie di plastica. A sedimentazione avvenuta forare la bottiglia, con una punta metallica arroventata, al di sopra del materiale inerte depositato sul fondo e spillare il liquido limpido. Fare decantare per un’altra settimana e ripetere l’operazione di spillatura. Tale operazione è molto importante poiché le eventuali particelle in sospensione andrebbero ad ostruire inevitabilmente il foro praticato nel tronco

Modalità di somministrazione

Dotazione: Trapano a batteria con punta da 5/6 mm – Siringhe da 60 ml per uso veterinario dotate di catetere centrale tronco conico.

Effettuare un foro profondo circa 5 cm nel tronco delle piante, a 20-30 cm dal piano di campagna, con una inclinazione il più possibile vicino alla verticale. Inserire con forza la siringa e riempirla parzialmente con la soluzione. Inserire una astina ( fil di ferro ) nella siringa sino ad arrivare all’interno del foro ed agitare ripetutamente. Tale operazione favorirà la fuoriuscita dell’aria presente nel foro stesso (si vedranno delle bollicine) e consentirà un più efficace assorbimento della soluzione. Rabboccare la siringa e incappucciarla con piccoli sacchetti di plastica legati non troppo strettamente per mantenere inalterata la pressione atmosferica. Per piccole piante bastano generalmente due siringhe (120 ml di soluzione) anche in contemporanea; per casi gravi e/o piante più grandi la somministrazione può/deve essere ripetuta. L’epoca migliore per il trattamento è risultata essere, nei nostri ambienti, il mese di giugno. L’esito della cura si vedrà alla ripresa vegetativa dell’anno successivo.


PERONOSPERA :

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IDENTIFICAZIONE : è una micopatia particolarmente grave per la Vite europea coltivata (Vitis vinifera);

Il fungo colpisce la parte aerea della pianta: foglie, germogli, fiori e frutti con sintomi tipici e caratteristici;

SINTOMI SULLE FOGLIE: Nella pagina superiore si forma sulle foglie una macchia, molto simile ad una macchia di olio. Successivamente si ha la necrotizzazione della parte colpita. Nella pagina inferiore della foglia, in corrispondenza della macchia, si forma una muffa bianca che non è altro che i corpi fruttiferi del fungo (conidi) . Nei casi più gravi la pianta può perdere tutte le foglie.

SINTOMI SUI GERMOGLI : Appaiono con lessature, aree necrotizzate e tende a ripiegarsi su se stesso. I germogli vengono attaccati solo se sono lunghi più di 10 cm.

CICLO BIOLOGICO La peronospora si manifesta in primavera (marzo/aprile) a seguito di determinate condizioni climatiche individuabili con la “regola dei tre dieci”: La temperatura media delle 24 ore di deve aggirare sui 10 gradi C°. La lunghezza media dei giovani germogli deve essere di circa 10 centimetri. La piovosità delle ultime 24 – 48 ore deve essere stata di almeno 10 millimetri di acqua. Il periodo di incubazione è in primavera di 12 -15 giorni e in estate è di 4 – 5. L’umidità relativa ottimale è del 60% a 21 – 24 gradi.
Quando queste condizioni si verificano le oospore svernanti germinano producendo una ifa, portante all’apice un macroconidio o  oosporangio che viene, per effetto della pioggia o del vento, trasportato sulla vegetazione, dove libera moltissime zoospore flagellate che sono gli elementi infettanti Le zoospore nuotano nel velo liquido fino a raggiungere gli stomi della pagina fogliare inferiore; in corrispondenza degli stomi, le zoospore germinano, dando perciò origine alla malattia.

DIFESA:per combattere la peronospora in commercio vi sono diversi titpi di farmaci, ognuno dei quali ha un proprio meccanismo d’azione.
Abbastanza efficace sono i prodotti a base di Rame, tenendo presente però che i trattamenti dovranno essere tempestivi in quanto il rame svolge la sua azione in modo preventivo

 



 

PICCOLA TABELLA INFORMATIVA:

Forma di svernamento Propagazione primaverile
Ticchiolatura spore (in acervuli) nelle foglie a 24°C e 6 h di bagnatura fogliare
Oidio micelio e cleistoteci nelle foglie ascospore da Cleistoteci nelle foglie
Peronospora oospore nelle foglie oospore dalle foglie “regola dei tre 10″t=10°C – 10 mm pioggia – 10 cm germogli
Ruggini spore durevoli nelle foglie spore di propagazione
Monilia spore e micelio nei frutti (mummie) spore dai frutti

 

 

 

 

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