Malattie di origine entomofila

Prefazione : https://laviadelbonsai.wordpress.com/patologia-4/ 

Malattie di origine entomofila

Sono tutte patologie imputabili ad insetti, dotati di apparato boccale che può essere pungente-succhiatore o masticatore.

Ne fanno parte afidi, tignole, cocciniglie di diverse specie, coleotteri, tarli, mosche bianche ed acari tipo ragno rosso e giallo.

Si combattono con Insetticidi (per insetti) e con Acaricidi (per acari-ragni rossi e gialli) di tipo di copertura e sistemici.

Per prima cosa però è importante approfondire i cicli di qualcuno dei parassiti animali più comuni dei nostri giardini e sulle nostre piante.

Svernamento di insetti ed acari

Qui ricordiamo solo che i parassiti animali possono superare l’inverno sotto forma di uovo, larva, pupa (ninfa, crisalide) oppure adulto. Alcune specie più adattabili possono affrontare l’inverno indifferentemente nell’una o l’altra di queste, ma per lo più una specie presenta la propria forma di svernamento caratteristica. Inoltre, i principali siti di svernamento possono essere situati sulla pianta: anfrattuosità della corteccia, spazi tra le perule delle gemme, ascelle delle foglie, inserzione dei rami; fori o crepe sui tutori o su altri manufatti vicini, o, infine, nel terreno.

Alla fine dell’inverno, anche se saremo stati diligenti nei trattamenti invernali, non saremo comunque riusciti ad eliminare del tutto l’inoculo e dobbiamo attenderci l’arrivo delle forme di propagazione pronte ad avviare nuove infestazioni. E’ molto utile sapere, per ogni parassita, da dove può venire e in quali condizioni può scatenarsi un attacco. Qui è utile dare alcuni esempi e mettendo a fuoco le notizie veramente fondamentali che dovremo cercare quando ci informeremo da soli.

Esempi di forme e siti di svernamento, e di forme di propagazione

Afidi(Macrosiphum rosae) come uovo alla base delle gemme nascita delle fondatrici che raggiungono glia apici dei germogli
Cocciniglie(Planococcus citri) neanide di II età screpolature corteccia o alla base del colletto diffusione delle neanidi in primavera
Bruchi:Licenide minatore del Geranio(Cacyreus marshalli) come larva o crisalide in luoghi riparati farfalle diurne adulte
Oziorrinco come larva nel terreno adulti dal terreno nel mese di giugno
Tentredini prepupa in un bozzolo nel terreno adulti dal terreno ai primi di aprile
Minatrice serpentina degli agrumi come larva o crisalide nelle gallerie delle foglie adulti dalle foglie a maggio

 

Oltre alle modalità di svernamento, è poi utile sapere altre caratteristiche del ciclo biologico utili per sceglier i tempi più efficaci per gli interventi. In particolare è utile sapere il numero di generazioni annue del parassita.

Vorrei trasmettere, con queste dispense sugli attacchi primaverili, un concetto fondamentale, un’unica regola più importante, una vera e propria strategia di difesa da seguire nel terrazzo e nel giardino che è la seguente:

Poichè gli attacchi sono più virulenti alla prima fuoriuscita dai ricoveri invernali, poi decrescono di intensità, e poichè all’inizio i predatori naturali dei parassiti animali (anche chiamati parassitoidi, antagonisti, o ausiliari) non sono presenti, ma vengono fuori in un secondo momento, da questi due fatti deduciamo la nostra strategia di difesa che è fatta di 2 passaggi:

1 passaggio: conteniamo gli attacchi iniziali con trattamenti localizzati, cioè direttamente sulle parti della pianta dove è presente il parassita, non su tutta la pianta e non sulle piante non attaccate.

2 passaggio: nei successivi attacchi lasciamo lavorare gli ausiliari controllandone la presenza e l’azione, magari con l’aiuto di una lente di ingrandimento. La presenza dei parassiti dovrebbe diminuire e i danni dovrebbero ridursi di intensità. Se ciò non avviene e se non si nota la presenza di ausiliari, trattare con prodotti biologici o chimici.

Ed ora impariamo a conoscere meglio alcune delle più comuni avversità delle piante ornamentali.

PSILLA DEL PERO

PSILLA DEL PERO

Questo piccolo insetto causa gravi danni sulle piante di Pyrus communis sia riducendone l’attività vegetativa sia imbrattandole di melata su cui poi si sviluppa fumaggine. Infesta di preferenza i giovani germogli, che con forti attacchi possono andare incontro a morte. La melata sui germogli e la conseguente fumaggine sono il sintomo più evidente della presenza dell’insetto, peraltro difficilmente osservabile. La psilla è in grado di sviluppare più generazioni nel corso della primavera-estate.

In vivaio, in presenza dei primi sintomi, si può intervenire con un trattamento a base di diflubenzuron+amitraz addizionato a 200 gr/hl di olio bianco. In presenza di forti attacchi è opportuno fare precedere il trattamento da un lavaggio con un bagnante per eliminare la melata sotto cui si protegge l’insetto. Qualora questi interventi non risultassero efficaci, intervenire con un piretroide.


ALEURODIDE DELLE SERRE O MOSCA BIANCA

(Trialeurodes vaporariorum)

Trialeurodes vaporariorum2Trialeurodes vaporariorum

Questo insetto è simile ad una piccola mosca bianca ed è comune nelle serre, dove è in grado di infestare un notevole numero di piante. Si localizza sulla pagina inferiore delle foglie dove si nutre sottraendo linfa. Ciò causa notevoli deperimenti vegetativi associati a presenza di fumaggine. Scuotendo i vegetali infestati, l’aleurodide si alza in volo evidenziando la sua presenza. L’insetto sviluppa molte generazioni durante il periodo estivo risultando particolarmente danDnoso in serra, molto meno in piena aria.

DIFESA

La lotta è realizzabile a diversi livelli: cattura massale con trappole cromotropiche, lotta biologica, lotta chimica.

• Cattura massale con trappole cromotropiche. Gli aleurodidi sono attratti dal colore giallo, per cui possono essere catturati disponendo sopra le colture delle cartelle di colore giallo cosparse di colla. Le cartelle devono essere posizionate prima che si verifichi l’infestazione, in numero di 1 ogni 10 mq ad un’altezza di 10-20 cm dalla coltura. E’ un metodo che fornisce buoni risultati solo se applicato precocemente e se l’infestazione è contenuta, altrimenti è necessario abbinarlo alla lotta chimica.

• Lotta biologica. Si attua distribuendo nella coltura l’insetto Encarsia formosa, predatore di aleurodidi, reperibile in commercio presso ditte specializzate per la sua produzione. Per ottenere buoni risultati, la sua distribuzione nella coltura deve verificarsi molto precocemente. Questo metodo di lotta presenta una buona efficacia nel contenere l’infestazioni di aleurodidi, ma ha dei costi elevati.

• Lotta chimica. Si basa sull’uso di insetticidi a base di buprofezin o sulla distribuzione al terreno o al substrato di aldicarb granulare. Il buprofezin è un insetticida molto attivo sulle forme giovanili degli aleurodidi, per cui con basse infestazioni può essere usato da solo; con forti infestazioni deve essere abbinato ad insetticidi ad azione adulticida come metomil o endosulfan. La lotta chimica in serra si può realizzare anche con fumigazioni a base di sulfotepp.

 


AFIDI DELL’ACERO

afide dell'acero.2afide dell'acero

PERIPHYLLUS ACERICOLA

PERIPHYLLUS sp.

Piante Ospiti: Acero, Frassino

Identificazione e danno: I Periphyllus sono dei piccoli Afidi giallastri o verdastri, nelle forme estive; le fondatrici primaverili sono, invece, brunastre. Questi Afidi vivono in colonie sotto le foglie e sui germogli degli Aceri, provocandone un arresto di sviluppo ed una leggera deformazione.

Inoltre le colonie producono un’abbondante melata che imbratta la vegetazione ed il sottochioma con le conseguenze dirette ed indirette che questo comporta. Infatti la melata provoca asfissia alle foglie e favorisce l’instaurarsi delle fumaggini che aggravano ulteriormente il danno; infine, nei parchi, nei giardini e nei viali, l’abbondante melata

provoca inconvenienti nell’utilizzazione degli arredi urbani di questi luoghi (panchine, parcheggi ecc.).

Ciclo biologico: I Periphyllus svernano allo stadio di uovo, sui rametti. In primavera, anche molto presto per alcune specie, nascono le fondatrici partenogenetiche che originano una serie di generazioni per tutto il periodo primaverile – estivo. Lotta : La lotta contro questi Afidi e di tipo chimico; essa può essere eseguita solo in casi di forti infestazioni e dopo aver valutato la specie dell’Acero, la sua dimensione la sua ubicazione e l’eventuale presenza di nemici naturali. In ogni caso, se esistono le condizioni di infestazione e tecniche che giustificano gli interventi, si devono utilizzare prodotti aficidi specifici, come Pirimicarb e Etiofencarb, relativamente selettivi e poco tossici per la biocenosi utile, oppure insetticidi generali come Amitraz, Diazinone, Imidacloprid, Fenitrotion, Piretroidi, ecc. L’intervento deve essere eseguito il più anticipatamente possibile, quando gli insetti utili non sono ancora massicciamente presenti sulle piante.


AFIDE LANUGINOSO DEL FAGGIO

PHILLAPHIS FAGI

PHILLAPHIS FAGI  PHILLAPHIS FAGI2

Piante Ospiti: Faggio

Identificazione e danno: Il Phyllaphis fagi è un piccolo Afide (2-3 mm di lunghezza) di colore verdastro; vive in Le foglie, ma soprattutto I germogli colpiti, si atrofizzano in modo caratteristico: nelle foglie la lamina fogliare si distende in modo irregolare e si accartoccia verso la pagina inferiore; nei germogli l’accartocciamento si ha verso il basso.

Le colonie, soprattutto nella pagina fogliare inferiore (ma anche su quella superiore),lungo la nervatura principale e sul picciolo. Le colonie sono molto evidenti in quanto si ricoprono di una tipica e vistosa secrezione cerosa, bianca, di aspetto lanoso che ricopre tutta la pagina fogliare infestata.

Inoltre questo Afide produce un’abbondante quantità di melata che imbratta le foglie e, in particolare, i giovani germogli; questi sono i più infestati, con conseguenti, infatti sono molto colpite le varietà ornamentali come Fagus purpurea e Fagus tricolor.

Il danno e prevalentemente di tipo estetico, per l’abbondante melata che imbratta la vegetazione, per il disagio che arreca agli arredi dei sottochioma, nei giardini e nei parchi, e per l’effetto d’insieme che la chioma, più spoglia, offre; infatti le piante colpite sono defogliate in punta ed evidenziano una vegetazione stentata. Nelle giovani piante in vivaio questi danni possono assumere un’importanza tale da rovinare la simmetria delle chiome e da compromettere lo sviluppo della futura pianta.

Ciclo biologico: Il Phyllaphis fagi è un Afide monoico che inizia la sua infestazione alla ripresa vegetativa, fine aprile-maggio, con un picco di infestazione alla fine della primavera, in maggio-giugno. Normalmente compie un numero vario di generazioni e sverna allo stato di uovo.

Lotta : La lotta contro questo Afide e di tipo chimico. La lotta si esegue prevalentemente nei vivai, alla comparsa delle prime infestazioni, prima della massiccia produzione di melata e delle secrezioni di cera che proteggono il fitofago.

I prodotti da utilizzare sono degli aficidi specifici, come Etiofencarb, Pirimicarb, oppure dei Piretroidi, dei Fosforganici o I’lmidacloprid.

 


AFIDI GALLIGENI DELL’OLMO

Tetraneura ulmi                                                         Eriosoma lanuginosum

Tetraneura ulmiEriosoma lanuginosum

Piante Ospiti: Olmo, Rosacee coltivate ed ornamentali.

Identificazione e danno: Questi due Afidi sono abbastanza comuni, tuttavia sono poco pericolosi. La loro presenza si evidenzia con la comparsa delle caratteristiche galle fogliari, prodotte dai tessuti fogliari in reazione alle punture delle femmine; queste iniettano saliva contenete sostanze stimolanti l’ipertrofia dei tessuti. All’interno delle galle gli Afidi compiono il loro ciclo di sviluppo. Le galle prodotte da Eriosoma sono più voluminose, tondeggianti e di aspetto carnoso; presentano un colore giallo -verdastro, nella parte basale, con sfumature rossastre nella parte superiore. Le galle prodotte da Tetraneura sono piccole, affusolate o globose (sembrano dei cornetti), presentano un colo- re verdastro o giallastro a seconda dello stadio di formazione. II danno, come già accennato, non è molto grave; solo negli esemplari ornamentali si può avere un danno estetico.

Ciclo biologico: questi sono Afidi dioici; essi svernano come uovo negli anfratti della scorza. Sull’Olmo svolgono una o poche generazioni all’ inizio della primavera; successivamente, all’inizio dell’estate, migrano sugli ospiti secondari. L’Eriosoma ha come ospite secondario il Pero ed altre Rosacee arboree ed arbustive. La Tetraneura ha come ospiti secondari alcune Graminacee spontanee. In entrambi i casi le generazioni sugli ospiti secondari vengono svolte sulle radici.

Lotta : La lotta contro questi Afidi non e quasi mai giustificata, per i danni relativi che causano. In vivaio ed in casi particolari ( esemplari ornamentali dei tessuti. di grande interesse), in presenza di una forte infestazione, può essere utile un trattamento, alla ripresa vegetativa, con aficidi specifici come: Pirimicarb, Etiofencarb.

 


AFIDI DEL CEDRO E DEL CIPRESSO

Cinara cedri Mimeur                                                                       Cinara cipressi

OLYMPUS DIGITAL CAMERA           Cinara cipressi

 

Piante Ospiti: Cedri, Cipressi, Thuje; Ginepri ed altre

Identificazione e danno: Queste tre specie sono Afidi (2-4 mm di lunghezza) di colore grigio-verdastro o verde brunastro che vivono in colonie sui giovani germogli; le colonie si formano lungo l’asse del germoglio, disposte a manicotto.

Le colonie di Afidi possono anche rivestire a manicotto gli organi legnosi interni della chioma. Il danno è provocato dalle punture di nutrizione sui germogli che producono delle necrosi, più o meno estese, con conseguente arrossamento, necrosi e disseccamento delle foglie. In caso di attacchi gravi si può avere anche una parziale defogliazione.

Questi Afidi possono attaccare anche organi legnosi di dimensioni maggiori, provocando gli stessi danni.

Inoltre l’abbondante produzione di melata imbratta la vegetazione, accentua la necrosi,

determina asfissia e favorisce l’instaurarsi delle fumaggini; la melata infine determina

disagio nella fruizione dei sottochioma, nei parchi e nei giardini, come più volte già accennato. Cinara Cipressi, inoltre sembra che svolga un ruolo attivo nella trasmissione e nella diffusione del Cancro del Cipresso. Le piante colpite, a parte i danni di natura estetica, sono soggette a deperimento progressivo, specialmente se gli attacchi sono massicci e ripetuti negli anni, divenendo più ricettive alle infezioni di patogeni secondari o all’aggressione di fitofagi secondari. Gli Afidi del Cedro (Cinara cedri e Cedrobium sp.) sono più visibili perché colpiscono soprattutto i germogli terminali e comunque una parte evidente della chioma. Gli Afidi del Cipresso (Cinara cipressi) sono meno visibili sia per il portamento “chiuso” delle piante , sia perché spesso si localizzano sui rametti della parte interna della chioma.

Ciclo biologico: Cinara cedri sverna come uovo, sulle foglie persistenti; gli altri due Afidi svernano allo stadio di femmina adulta, riparata soprattutto nelle parti interne della chioma, specialmente nel Cipresso. Cinara cipressi riprende l’attività molto presto, già a fine inverno, originando un elevato numero di generazioni primaverili -estive-autunnali. Gli Afidi del Cedro riprendono l’attività in primavera, con le massime infestazioni nei mesi di maggio-giugno; si hanno alcune generazioni estive fino al sopraggiungere della stagione sfavorevole.

Lotta : Il controllo di questi Afidi, specialmente per il Cipresso, durante le fasi di allevamento e nei luoghi ad alta densità, nei quali le esplosioni massicce non sono infrequenti (vivai), può essere fatto con interventi diretti. I trattamenti, che vengono eseguiti sempre dopo aver valutato l’effettiva necessità e fattibilità dell’applicazione e la

presenza della biocenosi utile, si fanno alla comparsa delle prime colonie. I prodotti da utilizzare sono gli aficidi specifici come Pirimicarb, Etiofencarb o altri prodotti meno specifici, quali Malation, Imidacloprid, Piretroidi, Acefale, Fenitrotion, ecc. In certe situazioni si può rendere necessario anche l’intervento in parchi o giardini, specialmente

per evitare danni maggiori (Cipresso), sia per evitare l’indebolimento vegetativo degli alberi ed infine, ma non è determinante, per il disagio che l’abbondante melata provoca. In natura questi Afidi sono controllati da nemici naturali e, a volte, la loro presenza è sufficiente per mantenere sotto controllo la popolazione del fitofago; inoltre alcune specie utili (Api, Ditteri Silfidi) si nutrono della melata.

 


AFIDE LANIGERO DEI PINI

Pineus pini MacQuart

Pineus pini MacQuartPineus pini MacQuart2

Piante Ospiti: Pini

Identificazione e danno: Il Pineus pini è un Afide che vive in colonie sugli organi legnosi (fusto, branche e rami) delle piante ospiti. Gli adulti sono di colore rosato-arancio, ma sono protetti da una vistosa secrezione cerosa biancastra che li riveste completamente; l’organo legnoso colpito si presenta come se fosse ricoperto da un’incrostazione biancastra, sotto alla quale vivono gli Afidi. Il danno è determinato dalle punture di nutrizione sugli organi legnosi, con conseguenti deperimenti ed indebolimenti , più o meno gravi a seconda delle infestazioni delle piante ospiti. Le piante molto colpite tendono a spogliarsi delle foglie, specialmente nella parte interna della chioma e a livello dei rami direttamente e più intensamente colpiti. Tra gli Afidi lanieri una specie, l’Eopineus strobus , attacca solamente il Pino strombo.

 Ciclo biologico: il Pineus pini sverna:

nello stadio di femmina adulta, sul Pino nel caso compia un anolociclo su questa pianta;

nello stadio di femmina non matura, su Picea orientalis, nel caso svolga il suo tipico ciclo dioico, tra il Picea orientalis (ospite primario) e specie del genere Pinus (ospiti secondari); in questo caso il ciclo dioico si compie in due anni.

Lotta : la lotta contro il Pineus pini è di tipo chimico. Essa si esegue solo in caso di effettiva necessità, in presenza di una forte infestazione; in modo particolare nei vivai e nei luoghi di produzione utilizzando prodotti registrati sulle piante oggetto del trattamento. Gli interventi vengono eseguiti alla fine dell’inverno, contro le forme svernanti; normalmente si eseguono più interventi con cadenza quindicinale. In caso di forti infestazioni è opportuno ripetere gli interventi per qualche anno. I prodotti da utilizzare sono Oli bianchi attivati da Fosforganici o Piretroidi con interventi che tendono a “lavare” gli organi gli organi legnosi colpiti.

 


AFIDE GRIGIO DEL MELO

Dysaphis plantaginea

Dysaphis

Piante Ospiti: Melo

Identificazione e danno: L’Afide grigio e uno dei fitofagi più pericolosi per il Melo. Gli adulti di questo insetto hanno una dimensione di circa 3 mm, un colore grigio-violaceo e sono ricoperti da uno strato ceroso grigiastro di aspetto polverulento e pruinoso. Gli stadi giovanili sono più chiari, tendenzialmente rosati. Vivono in colonie sui germogli e sotto le foglie; le loro punture nutrizionali provocano gravi ed irreversibili accartocciamenti fogliari; nei germogli si manifestano deformazioni ed arresto dello sviluppo, con conseguente perdita del “cimale”. L’Afide grigio punge anche i fiori ed i frutticini in fase di allegagione. Sui fiori determina aborti fiorali e colatura; sui frutticini si evidenziano gravi malformazioni, inoltre essi rimangono più piccoli e, pertanto, sono commercialmente molto deprezzati. Un attacco precoce, in fase di allegagione, può provocare anche la cascola dei frutticini. II danno descritto, inoltre, viene aggravato anche da un’abbondante produzione di mela che danneggia la vegetazione sia direttamente (provoca asfissia, effetto lente con ustioni) che indirettamente, per I’instaurarsi di funghi saprofiti (fumaggini) i quali riducono anche l’efficienza fotosintetica delle foglie.

Ciclo biologico: L’Afide grigio è un insetto con ciclo dioico; il Melo è l’ospite primario, le piante del genere Plantago sono invece ospiti secondari. L’insetto sverna, sul Melo, allo stadio di uovo; questo è di colore nerastro ed è deposto sui rami delle piante ospiti. In primavera, generalmente a marzo-aprile, nascono le fondatrici partenogenetiche che

danno origine a generazioni di fondatrigenie (fino a 3-5 generazioni) sempre sul Melo. Le fondatrici partoriscono direttamente le neanidi. Queste generazioni attaccano i germogli fino dal germogliamento e proseguono fino all’inizio dell’estate (giugno e, a volte, anche luglio ). Successivamente compaiono le prime migratrici alate che si portano sull’ospite secondario (gen. Plantago), dove svolgono alcune generazioni (sempre partenogenetiche) estive. Alla fine dell’estate-inizi autunno si formano le sessupare che migrano nuovamente sull’ospite primario (Melo), su cui originano gli anfigonici; le femmine di questi deporranno le uova destinate a svernare.

Lotta: La lotta contro l’Afide grigio e prevalentemente di tipo chimico; l’Afide è troppo pericoloso anche con una presenza molto ridotta (le soglie di danno e quindi di intervento sono molto basse). I danni, spesso consistenti e irreversibili, consigliano di trattare comunque, in modo preventivo o alla comparsa delle fondatrici, in prefioritura

oppure alla fine della fioritura (caduta dei petali), con prodotti quali il Vamidotion, l’Imidacloprid e l’Oxidemetonmetile.

Nelle fasi successive ai mazzetti, fino aI frutto-noce, è opportuno campionare i germogli; l’intervento è conveniente anche con la sola presenza di 1 o poche forme mobili, o con danni da melata. In questi casi l’intervento viene eseguito con Etiofencarb, Imidacloprid o Pirimicarb. I nemici naturali dell’Afide sono molti, tuttavia non riescono

a controllare le popolazioni del fitofago sia per la sua bassissima soglia di danno, che per la discrasia dei cicli biologici (i nemici naturali sono presenti in massa solo agli inizi estate, quando il maggior danno e stato gia fatto). I trattamenti precoci primaverili non sono, pertanto, particolarmente dannosi alla biocenosi utile.

I trattamenti insetticidi : la scelta dei principi attivi deve essere fatta cercando di salvaguardare il più possibile la presenza della biocenosi utile.

 


AFIDE VERDE DEL MELO

Aphis Pomi

Aphis PomiAphis Pomi2

Piante ospiti: Melo, Pero e altre Rosacee

Identificazione e danno: Questo Afide, di colore verdastro, è un insetto di piccole dimensioni (circa 2-3 mm di lunghezza) che vive in colonie sui germogli e nella pagina inferiore nelle foglie.

Il danno è determinato dalle punture nutrizionali che provoca no un parziale accartocciamento delle foglie ed una lieve interferenza nello sviluppo dei germogli che possono deformarsi; inoltre il danno è aggravato dalla produzione di melata che provoca, indirettamente, la sintomatologia già descritta per l’Afide grigio, a cui si rimanda.

Ciclo biologico: L’Afide verde sverna allo stadio di uovo (di colore nerastro) sui giovani rametti. In primavera, aprile-maggio, nascono le Fondatrici partenogenetiche che iniziano la serie di generazioni primaverili -estive; queste possono arrivare anche a 15-20 e si svolgono tutte sul melo (specie monoica). In autunno compaiono le sessupare, quali originano gli anfigonici che, sempre sul Melo, ‘pongono le uova destinate a svernare.

Lotta: La lotta contro l’ Afide verde, molto meno pericoloso dell’Afide grigio, si effettua con trattamenti chimici e tenendo conto anche nei nemici naturali che sono quelli gia descritti per gli Afidi in genere (scheda dell’Afide grigio).

Generalmente i trattamenti primaverili (prefioritura ed alla fine della fioritura), effettuati per l’Afide grigio, controllano anche questo Afide. Interventi specifici su Aphis pomi si possono rendere necessari su piante in allevamento o in estate, in caso forti attacchi che potrebbero produrre molta mela- danneggiando i frutti. In questi casi è necessario eseguire campionamenti e l’intervento è giustificato solo quando si ha una infestazione sul 10-15% nei germogli controllati, o in presenza di danni da melata. I prodotti da utilizzare sono Acefate, Etofenprox, lmidacloprid.

Etiofencarb e Pirimicarb.


AFIDE LANIGERO DEL MELO

Eriosoma lanigerum

Eriosoma lanuginosum

Piante ospiti: Melo, Pero, Cotogno

Identificazione e danno: L’Eriosoma lanigerum è un Afide di medio-piccole dimensioni (1.5-2.5 mm di lunghezza), di colore rossastro-violaceo; vive in colonie e ricoperto di una abbondante secrezione cerosa biancastra di aspetto lanuginoso, sui rami, sulle radici o negli anfratti del tronco e delle branche. II danno provocato dalle sue punture consiste nella comparsa, specialmente sui giovani rami e sugli organi legnosi più teneri, di tumori o nodosità dovute ad un’ipertrofia ed iperplasia delle cellule vegetali. I succhi salivari stimolano la deformazione degli organi e la loro disorganizzazione istologica e morfologica. La pianta, inevitabilmente, si dimostra sofferente, specialmente in caso di forti attacchi prolungati nel tempo (alcuni anni). In ogni caso la pianta diviene più recettiva ad altre gravi fitopatie; in modo particolare l’attacco di Afide lanigero può favorire l’ingresso di cancri di origine fungina e di fitofagi secondari (es. Sesidi) che attaccano piante deboli. Molto spesso le colonie di Afide lanigero si possono insediare

a livello di lesioni preesistenti di organi legnosi provocate dalIa Nectria, dai Rodilegno ecc. o a livello dei calli cicatriziali da potature.

Ciclo biologico: L’Afide lanigero del Melo è praticamente un Afide monoico che svolge il proprio ciclo sul Melo; sverna come giovane femmina in colonie sul Melo, tra gli anfratti della scorza o sui rametti. In primavera, aprile-maggio, riprende l’attività e compie circa 10-20 generazioni all’anno, prolungando la sua attività anche in autunno inoltrato (novembre). La propagazione alle piante vicine del frutteto e assicurata dalle forme alate che compaiono, in estate, insieme alle forme attere.

Lotta: La lotta contro l’Afide lanigero del Melo può essere fatta sia applicando pratiche di lotta biologica che mediante trattamenti chimici specifici, con la tecnica della lotta guidata. II controllo biologico naturale di questo Afide è effettuato dall’Imenottero afelinide Aphelinus mali; questo, importato dagli Stati Uniti nel 1920, e un piccolissimo

insetto che svolg e fino a 9 generazioni all’anno e controlla efficacemente l’Afide. II parassitoide sverna all’interno degli Afidi parassitizzati che si presentano, al momento dello sfarfallamento dell’Imenottero, come mummie nerastre con un evidente foro apicale di uscita; inoltre le colonie parassitizzate hanno meno rivestimento fioccoso e si

notano facilmente. La metodologia di lotta biologica consiglia, nel caso di trattamenti invernali al Melo con PoIisolfuri o con Oli gialli particolarmente dannosi al!’Aphelinus mali, di salvaguardare il parassitoide, svernante dentro le colonie, applicando il metodo inoculativo che, in questo caso, consiste nel togliere i rametti con le colonie parassitizzate ed immetterIi nel frutteto, dopo i trattamenti suddetti. La lotta chimica specifica si effettua nelle fasi precoci

con trattamenti in pre e post-fioritura; questi trattamenti, che hanno effetto anche contro gli altri Afidi e che si effettuano con aficidi specifici come Imidacloprid, Vamidothion e Oxidemeton-metile, rispettano la entomofauna ausiliare utile (Crisopidi, Coccinellidi e Sirfidi) che ancora non e massicciamente presente nell’ambiente. In ogni caso l’intervento deve essere guidato mediante un campionamento effettuato sia suI tronco che sui rametti; la soglia di intervento e di circa 10 colonie attive su circa 100 organi campionati (10%). Per evitare i gravi attacchi alle radici possono essere utilizzati alcuni portainnesti clonali mediamente resistenti all’Afide lanigero (M2, M7, M13; M106 ecc.).

 


AFIDE DELLA ROSA

Macrosiphum rosae

Macrosiphum

Piante ospiti: Rosa ed altre Rosacee

Identificazione, danno e ciclo biologico: II Macrosiphum rosae e il tipico «pidocchio” della Rosa; è diffuso ovunque, sia nelle coltivazioni intensive che nei giardini e parchi. Questi Afidi sono lunghi qualche mm, di colore verdastro o rosato a seconda delle forme; queste possono essere attere o alate. Normalmente vivono in colonie, soprattutto sui giovani germogli e sui boccioli fiorali ancora chiusi. II danno e determinato dalle punture di nutrizione che provocano:

-deformazione dei germogli, con arresto del loro sviIuppo;

-deformazione dei boccioli fiorali che non si aprono, oppure fioriscono in modo irregolare.

Inoltre questo Afide produce abbondante melata che imbratta la vegetazione, provocando sia conseguenze indirette (ustioni, asfissia, instaurazione di fumaggini) sia una deturpazione delle piante e dei fiori, con conseguenti danni estetici e funzionali.

II Macrosiphum rosae sverna come uovo; tuttavia in certi ambienti o in annate con inverni particolarmente miti si possono trovare, sulle piante, forme adulte anche in inverno (femmine partenogenetiche) che continuano il ciclo autunnale.

In ogni caso le infestazioni vere e proprie iniziano a primavera inoltrata e proseguono per tutto l’anno, con un accavallarsi di generazioni fino all’autunno; a volte, come già accennato, il ciclo continua fino all’anno successivo.

Lotta: La lotta contro il Macrosiphum rosae e di tipo chimico. Gli interventi sono effettuati alla comparsa delle infestazioni;

In caso di effettiva necessita si eseguono trattamenti con i prodotti aficidi specifici come: Etiofencarb e Pirimicarb. Oppure si possono utilizzare prodotti a medio-Iargo spettro ad azione anche aficida, come: Piretroidi (Alfametrina, Deltametrina, Permetrina, Fenvalerate, Cypermetrina, FIucitrinate, FIuvalinate, Lambda-cialotrina), Malation, Fenitrotion, Acefate, Amitraz, Imidacloprid, ecc.; Piretrine naturali.

 


AFIDE DELLA QUERCIA

Myzocallis castanicola                                                   Myzocallis schreiberi

  Myzocallis castanicola  Myzocallis schreiberi

 Tuberculatus querceus

Tuberculatus querceus

 

Piante ospiti: Querce e Castagno

Identificazione, danno e ciclo biologico: Questi sono piccoli Afidi (2-3 mm) di colore verde-giallastro o verdastro; colonizzano le foglie, soprattutto nella pagina inferiore, ed i germogli fin dall’inizio della ripresa vegetativa. II danno e determinato sia dall’attività

trofica sia dall’abbondante melata che imbratta tutta la vegetazione e gli eventuali arredi, posti nel sottochioma dei giardini e dei parchi. II danno non e quasi mai molto grave, nelle piante a dimora; nei vivai, invece, in caso di forti attacchi si ha danno, anche grave, per la necrosi e la deformazione dei giovani germogli che comportano una crescita irregolare o la perdita del cimale. Questi sono Afidi tendenzialmente monoici che raggiungono il massimo dell’infestazione dalla fine della primavera all’inizio dell’estate.

Lotta: La lotta segue gli stessi criteri espressi per gli Afidi dell’ Acero a cui si rimanda. Questi Afidi, soprattutto negli ambienti naturali, sono controllati da numerosi nemici naturali, specialmente a partire dalla metà di maggio in avanti; si ricordano i Coleotteri Coccinellidi, i Ditteri Sirfidi e Cecidomidi, i Neurotteri Crisopidi, gli Imenotteri Afididi, ecc.

 


AFIDI GALLIGENI FOGLIARI

Dysaphis devecta

Dysaphis devecta  2       Dysaphis devecta

PIANTE OSPITI: Melo e piante erbacee infestanti

Identificazione e danno: Gli Afidi galligeni delle foglie, detti anche Afidi delle galle rosse, sono un gruppo di Afidi appartenenti a diverse specie del genere Dysaphis; essi hanno un colore grigio-violaceo e sono ricoperti da una pruina cerosa e grigiastra.

Questi Afidi attaccano le foglie; le loro punture provocano caratteristici accartocciamenti longitudinali, lungo il margine fogliare. In corrispondenza di questi accartocciamenti i tessuti si irrigidiscono, assumono frattura vitrea e subiscono alterazioni cromatiche rossastre. Sulle foglie compaiono evidenti galle ipertrofiche e rossastre, bollose e carnose in corrispondenza delle quali, nella pagina inferiore, vivono le colonie di Afidi. Questi Afidi non provocano deformazioni ai frutticini come invece avviene per Dysaphis plantaginea, Afide molto affine; in ogni caso il loro danno e poco importante sia qualitativamente che quantitativamente.

Ciclo biologico: Alcune specie di questi Afidi sono dioiche mentre altre, come D. devecta, sono monoiche e vivono esclusiva- mente sul Melo. Questi Afidi superano l’inverno come uovo ed hanno un ciclo biologico molto simile a quello di altri Afidi, specialmente a quello dell’Afide grigio; compaiono molto presto, già in fase di germogliamento e compiono alcune generazioni soprattutto nella precoce primavera fino alla prima meta dell’estate. Le specie dioiche, successivamente si trasferiscono sull’ospite secondario; le specie monoiche, invece, rimangono sul Melo dove tuttavia finiscono molto presto il loro ciclo biologico. Lotta: La lotta chimica specifica contro questi Afidi non e giustificata anche perché essi sono comunque controllati dai trattamenti effettuati contro I’Afide grigio. In caso si rendano necessari trattamenti specifici i prodotti da utilizzare sono gli stessi usati contro gli altri Afidi; occorre tuttavia sempre considerare la presenza di nemici naturali (gli stessi di tutti gli Afidi) che possono svolgere un efficace controllo di queste popolazioni, prima di effettuare qualsiasi trattamento.

 


FILLOSSERA DEL LECCIO

(Phylloxera quercus)

FILLOSSERA DEL LECCIO   FILLOSSERA DEL LECCIO3

Questo insetto è un afide che provoca danni sulle querce, in particolare Quercus ilex.

La fillossera in primavera si localizza nella pagina inferiore delle giovani foglie, dove provoca con delle punture la comparsa di piccole macchie ed il loro successivo accartocciamento e disseccamento. Sulle foglie sviluppate, invece, determina la comparsa sulla pagina superiore di ampie aree necrotiche, che spesso tendono a confluire. Le piante più soggette all’attacco dell’insetto sono quelle sottoposte a potature, perché la continua formazione di nuova vegetazione favorisce lo sviluppo dell’afide.

DIFESA

La lotta contro questo insetto ricalca quanto detto per gli afidi: intervenire al primo manifestarsi dei sintomi con insetticidi aficidi.

 


METCALFA

(Metcalfa pruinosa)

metacalfametacalfa1

La Metcalfa è un piccolo insetto. La sua presenza sulle piante è rilevata da vistosi imbrattamenti cerosi di colore bianco candido lungo i fusti erbacei e sulla pagina inferiore delle foglie. E’ in grado di attaccare molte specie vegetali con predilezione per alcune latifoglie: Acer, Magnolia grandiflora, Robinia, Catalpa, Fagus e Ligustrum.

DIFESA

L’insetto compie una sola generazione l’anno con comparsa scalare delle forme giovanili dai primi di maggio alla fine di giugno. E’ necessario valutare la convenienza del trattamento, perché l’insetto solo sulle specie vegetali più sensibili può causare danni e deturpamenti tali da giustificare l’intervento chimico. Qualora questo risulti necessario si può intervenire, in giugno-luglio, utilizzando prodotti a base di acefate, malathion, endosulfan o piretroidDi.

 


COCCINIGLIE

Le cocciniglie sono insetti con il corpo rivestito da abbondanti secrezioni di varia natura: cere, lacche, sostanze sericee. Queste sostanze formano uno scudetto, o un follicolo, o un ovisacco, sotto cui trova protezione l’insetto. Di dimensioni ridotte, in alcuni casi minuscole, questi insetti sono poco mobili o immobili.

Sono in grado di produrre notevoli incrostazioni sugli organi legnosi delle piante, provocandone un notevole deperimento.

Le cocciniglie, da un punto di vista pratico, possono essere suddivise in due grandi gruppi: cocciniglie diaspine, altre cocciniglie.

– COCCINIGLIE DIASPINE: sono di piccole dimensioni (1-1,5 mm) e non producono melata.

Quadraspidiotus perniciosus         Diaspis pentagona      Cionaspis evonymi

Quadraspidiotus perniciosus         Diaspis pentagona 3     Chionaspis evonymi)

Astrolecanium arabidis

Astrolecanium arabidis

 

– ALTRE COCCINIGLIE: normalmente sono di dimensioni maggiori alle precedenti e sono produttrici di melata per cui la pianta si ricopre di fumaggine. Fra queste si può ricordare:

Saissetia oleae,

Saissetia oleaeSaissetia oleae2

presente oltre che su Olea europea anche su Nerinum oleander, palme, agrumi, Pittosporum, ecc…

Icerya purchasi,

Icerya purchasi

riscontrabile, oltre che su agrumi, anche su Laurus nobilis, Mimosa, Pittosporum, ecc…

Ceroplastes spp.,

Ceroplastes spp

in grado di attaccare molte specie vegetali fra cui Laurus nobilis, Ficus, Nerinum oleander, Ilex aquifolium, Pittosporum, palme, agrumi, e varie alberature.

Chloropulvinaria floccifera (cocciniglia fioccosa),

Chloropulvinaria floccifera

in grado di provocare danni su Pittosporum, Camellia e Hydragena.

     Pseudococcus longispinus                   Planococcus citri (cocciniglie farinose),

Pseudococcus longispinus e Planococcus citri (cocciniglie farinose)     Pseudococcus longispinus e Planococcus citri (cocciniglie farinose)2

riscontrabili su agrumi, piante grasse, Cycas, Ficus, Nerinum oleander, Pittosporum, Prunus laurocerasus, Viburnum, ecc…

Queste cocciniglie si possono riconoscere da alcuni caratteri distintivi:

l’Icerya e la cocciniglia fioccosa sono rivestite da una struttura cerosa di colore bianco piuttosto evidente e di forma tipica;

le cocciniglie farinose producono delle masse fioccose biancastre;

i Ceroplastes e la Saissetia oleae sono provviste di un tipico scudetto.

DIFESA

La lotta alle cocciniglie è consigliabile effettuarla quando sono presenti le forme giovani (neanidi di I° e II° età), perché più sensibili agli insetticidi e meno protette da produzioni cerose. Di seguito si riportano per alcune cocciniglie l’epoca in cui normalmente sono presenti le giovani neanidi, che corrisponde al momento più opportuno per intervenire con l’insetticida.

  • Ceroplastes: le forme giovanili sono presenti nel periodo estivo (giugno, luglio, agosto). Si può facilmente rilevare la loro presenza perché hanno forma di piccole stelle disposte lungo le nervature principali delle foglie.

• Cocciniglia fioccosa: le neanidi nascono in Giugno-Luglio.

  • Astrolecanium e Aspidiotus: intervenire da Aprile a Luglio.
  • Carulaspis carulei: è preferibile intervenire sulle forme giovani della prima generazione, Maggio-Giugno.

Gli insetticidi consigliabili nella lotta alle cocciniglie sono quelli a base di methidation, clorpirifos-metil, diazinone, buprofezin, carbaril, piretroidi ed aldicarb granulare.

Si possono usare con successo, specialmente nel periodo invernale e su specie spoglianti, anche olii bianchi attivati e polisolfuri. Per questi ultimi è necessario effettuare dei saggi preliminari perché possono causare fitotossicità.

COCCINIGLIA DI SAN JOSE’

(Quadraspidiotus perniciosus Comst.)

COCCINIGLIA DI SAN JOSE’COCCINIGLIA DI SAN JOSE’2

E’ una cocciniglia di piccole dimensioni di colore cenerino. Colonizza il tronco, i rami, i frutti e talvolta le foglie. Predilige drupacee e  pomacee, però è in grado di attaccare molte altre specie botaniche (oltre 200). La cocciniglia è protetta da un follicolo di pochi millimetri di colore grigio cenere. Causa un deperimento generale della pianta, riducendone lo sviluppo vegetativo. La cocciniglia sverna come neanide di I° o II° età e nel periodo primaverile-estivo sviluppa 3 generazioni. Per contenere la sua diffusione diverse nazioni hanno preso  provvedimenti sia limitando l’importazione delle piante più suscettibili, sia obbligando queste alla fumigazione.

DIFESA

Efficaci risultano i trattamenti a base di polisolfuri di bario (su diverse piante può risultare fitotossico), methidathion e olii bianchi attivati poco prima della ripresa vegetativa. Qualora non si riesca ad intervenire in questo periodo si possono effettuare trattamenti alla nascita delle forme giovanili. Questo si verifica approssimativamente in maggio-primi di giugno, fine luglio-primi di agosto e a metà settembre. E’ preferibile intervenire nei primi due periodi con prodotti a base di methidation, clorpirifos-metil, quinalfos e olii bianchi attivati

(quest’ultimi, nel periodo primaverile-estivo, possono causare fenomeni di fitotossicità su alcune piante).

Le piante che in vivaio risultano fortemente infestate dalla cocciniglia, devono essere distrutte, perché non risanabili.

Con la lotta alla S. Josè si ottiene un buon controllo anche della cocciniglia bianca.

 

COCCINIGLIA BIANCA

(Pseudaulacaspis pentagona Targ.)

Pseudaulacaspis pentagona TargPseudaulacaspis pentagona Targ2

Questa cocciniglia ha una predilezione per i Morus, ma è facile riscontrarla anche su Catalpa, Sophora, drupacee in genere, Actinidia, Juglans ed altre specie vegetali.

E’ in grado di colpire tutti gli organi legnosi della pianta; sul Morus inizialmente tende a localizzarsi nel punto di innesto e da qui a diffondersi sul resto della pianta.

Tronco e rami in estate si ricoprono di un evidente feltro bianco dovuto alla forma maschile della cocciniglia.

Le femmine sono rivestite da un follicolo di pochi millimetri di colore biancastro. La cocciniglia sverna come femmina feconda e nel periodo primaverile-estivo sviluppa 3 generazioni.

DIFESA

Questo insetto può essere combattuto poco prima della ripresa vegetativa con polisolfuro di bario (su diverse piante può essere fitotossico), olii bianchi attivati e metidation.

Altro momento in cui si può intervenire con dei trattamenti è alla nascita delle forme giovanili. Questo si verifica approssimativamente in maggio-primi di giugno, seconda metà di luglio e primi di settembre. E’ preferibile localizzare i trattamenti nei primi due periodi utilizzando

prodotti a base di chlorpiriphos-methil, methidation, quinalphos e olii bianchi attivati (quest’ultimi, nel periodo primaverile-estivo, possono causare fitotossicità).

In vivaio le piante fortemente infestate devono essere distrutte, perché non recuperabili.

I trattamenti contro questa cocciniglia, se effettuati correttamente, presentano una buona efficacia anche contro la cocciniglia di S. Josè.

 


TIGNOLE DELLE DRUPACEE

Grapholita molesta                       

Grapholita molesta  2Grapholita molesta

  Anarsia lineatella

Anarsia lineatella Anarsia lineatella2

Questi due insetti provocano danni sui peschi (Prunus persica) causando il disseccamento della parte distale dei giovani germogli. Le larve provocano mine nei getti apicali che muoiono in breve tempo. Il regolare sviluppo vegetativo delle piante viene compromesso, con deprezzamento del prodotto finito.

In frutticoltura industriale la lotta a questi due parassiti viene effettuata basandosi sul monitoraggio con trappole a ferormoni. Ciò è realizzabile anche in vivaio istallando delle trappole e controllandole settimanalmente.

Altra forma di lotta si basa su trattamenti a calendario a partire dalla comparsa dei primi getti danneggiati. I successivi interventi, distanziati di 15-20 giorni, devono proseguire fino a tutto Agosto.

In entrambi i casi, i prodotti da usare sono quelli a base di phosalone o azinphos-metil.

 


CACYREUS MARSHALLI

cacireus3Cacyreus marshalli 2Cacyreus marshalli

è un lepidottero proveniente dall’Africa in rapida diffusione in Italia, che causa notevoli danni sui gerani.

L’adulto svolge attività diurna in luoghi caldi e assolati, senza allontanarsi troppo dalle piante nutrici. Le ali sono di color bruno bronzo e con macchie di diversa tonalità di marrone; terminano con due codine lunghe e sottili. Depone uova singole da cui fuoriescono piccole larve bianche che penetrano i fusti dall’apice e vi scavano gallerie discendenti. Le larve mature, di colore verde con bande dorso-laterali lilla, escono dai getti e si nutrono di foglie, fiori e apici vegetativi, creando danni simili a quelli di altri fitofagi. Cacyreus marshalli compie in Italia 5-6 generazioni all’anno, generalmente sovrapposte che alla fine della stagione lasciano le piante parzialmente rinsecchite e defogliate, spesso senza fiori e con i caratteristici fori d’uscita tondeggianti a livello degli internodi. Si può intervenire con comuni insetticidi a base di deltametrina

 


TORTRICIDE DEL PINO

(Evetria buoliana = Rhyacionia buoliana)

TORTRICIDE DEL PINO   TORTRICIDE DEL PINO2

E’ una farfalla la cui larva si sviluppa a spese dei pini e risulta pericolosa in particolare sulle giovani piante. Le larve in primavera (Maggio-Giugno) compiono il danno più evidente: danneggiano i giovani germogli che disseccano o crescono disformi. Successivamente si formano gli adulti (Giugno-Luglio) che depongono le uova da cui nascono, dopo circa una settimana, delle piccole larve. Queste iniziano a minare gli aghi provocandone il disseccano della parte soprastante la mina. L’insetDto sviluppa una sola generazione l’anno e sverna come larva.

La lotta contro questo lepidottero deve essere effettuata alla comparsa delle giovani larve. Queste approssimativamente sono presenti da fine giugno a fine luglio, per cui in questo periodo si deve intervenire. In condizioni normali un trattamento a metà luglio è sufficiente a controllare l’infestazione, ma in presenza di forti infestazioni è opportuno intervenire anche a fine guigno-primi di luglio. Si può localizzare con precisione il trattamento osservando attentamente la vegetazione dei pini ed intervenendo quando si notano i primi aghi minati. I prodotti da usare sono: acefate, metamidofos, azinfos-metil, carbaril.

Il risultato dell’efficacia di questi trattamenti si noterà nella primavera successiva.

Altre forme di lotta contro l’evetria, come i trattamenti primaverili, non sono consigliabili. In questo periodo le larve sono internamente ai getti ed essendo difficoltoso colpirle si deve ricorrere a miscele di insetticidi molto tossici.

 


PROCESSIONARIA DEL PINO

(Thaumetopoea pityocampa)

PROCESSIONARIA DEL PINOPROCESSIONARIA DEL PINO2

La processionaria in vivaio risulta pericolosa quasi esclusivamente sui pini, anche se in natura può provocare danni su Cedrus, Picea abies e Pseudotsuga menziesii. Nel corso di un anno sviluppa una sola generazione con comparsa degli adulti (farfalle) nei mesi di Luglio-Agosto e nascita delle larve in Settembre. Queste al sopraggiungere dell’inverno costruiscono un voluminoso nido sericeo dove si riparano dai freddi invernali. All’inizio della primavera abbandonano lDa pianta e scendono in processione a terra, dove, ad una profondità di 5-20 cm, completano il loro sviluppo. Le forti defogliazioni prodotte dalle larve indeboliscono notevolmente la pianta.

DIFESA

Per il contenimento di questo lepidottero si sono sviluppate diverse forme di lotta.

• Lotta meccanica: si effettua tramite l’asportazione dei nidi; non sempre è di facile realizzazione.

• Lotta “balistica”: consiste nello sparare con un fucile sui nidi al fine di distruggerli; perché sia efficace deve essere effettuata in pieno inverno (Dicembre) utilizzando normali cartucce.

• Lotta microbiologica. Si basa sull’impiego di insetticidi biologici a base di Bacillus thuringiensis. Questo batterio ha evidenziato un’ottima azione di controllo nei confronti della processionaria del pino. Deve essere impiegato prima della costruzione dei nidi invernali con periodo ottimale per le nostre zone nel mese di Settembre-inizio Ottobre; per posizionare il trattamento con precisione si può fare ricorso a trappole a ferormoni. Al primo trattamento è opportuno farne seguire un secondo distanziato di 10-15 giorni. Nell’usare questi prodotti è necessario seguire scrupolosamente le indicazioni riportate in confezione.

  • Lotta chimica. Si possono usare insetticidi chimici a base di diflubenzuron, o un estere fosforico o un piretroide, effettuando il trattamento secondo le indicazioni riportate per l’uso dell’insetticida biologico.

MARGARONIA DELL’OLIVO

(Palpita unionalis)

MARGARONIA DELL’OLIVOMARGARONIA DELL’OLIVO2MARGARONIA DELL’OLIVO3

Nei vivai la margaronia è da considerarsi uno dei parassiti principali dell’Olea europea e del Gelsomino. La larva di questa farfalla si nutre delle giovani foglie e dei germogli. Inizia la sua attività trofica costruendosi un nido riunendo le foglioline apicali con fili sericei. Da qui la larva progredisce verso il basso divorando parzialmente o totalmente le foglie che incontra e dopo si sposta su altri germogli. In presenza di forti attacchi le giovani piante subiscono ritardi e malformazioni di sviluppo notevoli.

DIFESA

In vivaio, in presenza di germogli infestati, è utile intervenire con trattamenti a base di triclorfon, acefate, carbaril o dimetoato. Prestare attenzione alle infestazioni dell’insetto nei mesi di Agosto-Settembre.

 


SIGARAIO DELLA VITE

Byctiscus betulae L.

Sigaraio della vite 2 Sigaraio della vite

Identificazione, danno e ciclo biologico

Gli adulti del Sigaraio sono piccoli Coleotteri scuri, con dimensioni di 6-8 mm, e livrea dai riflessi metallici bluastri, verde-dorato o verde brunastro; sono molto polifagi, infatti infestano la Vite, alcuni Fruttiferi e molte Latifoglie ornamentali e forestali. II danno provocato è relativamente beve ed è determinato da un tipico arrotolamento della pagina fogliare; questo è causato dall’appassimento della foglia per le incisioni, fatte dalle femmine, sul picciolo fogliare senza provocarne il distacco. Le foglie arrotolate, tenute insieme da secreti emessi dalle femmine stesse, sembrano dei sigari pendenti che sono particolarmente evidenti nella massa fogliare verde; le femmine ovidepongono all’interno del sigaro. L’insetto sverna da adulto (compare a maggio) e compie una generazione all’anno.

DIFESA

La lotta chimica non è generalmente giustificata per la relativa bassa dannosità dell’insetto. In caso di forti infestazioni (molto raro) si può intervenire in primavera, alla comparsa degli adulti svernanti, con insetticidi.

 


TORTRIX VIRIDANA

Tortrix viridanaTortrix viridana2

Questo Lepidottero Tortricide è presente in tutta Italia e si sviluppa a spese delle Querce, dando luogo ad infestazioni che possono ripetersi anche per quattro anni consecutivi. Il sintomo dell’attacco di questa specie consiste nella presenza di fogliearrotolate verso il basso in senso trasversale-longitudinale

Descrizione e ciclo: L’adulto, dall’apertura alare compresa tra 17 e 24 mm, presenta ali anteriori di colore verde chiaro e ali posteriori grigie. Gli adulti sfarfallano in maggio-giugno, deponendo le uova a coppie sui rametti posti nelle parti alte della chioma. L’uovo passa l’inverno e le larve, di colore verde, schiudono a primavera (aprile) per poi nutrirsi delle gemme e delle foglie, creandosi un ricovero arrotolando le foglie e unendone i lembi con fili sericei. Il bozzolo viene costruito all’interno del ricovero, tra i residui dell’ultima foglia attaccata.

Piante ospiti: Querce, in particolare la Roverella (Quercus pubescens)

Danni e importanza: Questo defogliatore comporta la distruzione dei germogli. L’insetto è noto per causare estesi attacchi nei boschi di querce, che possono durare per qualche anno e sono intervallati da lunghi periodi in cui la densità rimane a livelli estremamente bassi. I fattori coinvolti nell’indurre la moltiplicazione in massa delle farfalle sono vari e di difficile previsione. I vistosi danni causati agli alberi di solito non comportano gravi conseguenze per la sopravvivenza del bosco, in quanto le piante sono in grado di riemettere nuovi germogli. Tuttavia attacchi ripetuti su più anni successivi possono scatenare processi di deperimento che si possono estendere su lunghi periodi, come si è verificato negli anni ’80 in provincia di Treviso (Bosco Fagarè di Cornuda).

 


LYMANTRIA DISPAR

Lymantria disparLymantria dispar2

Il Bombice dispari o limantria (Lymantria dispar Linnaeus, 1758) è una farfalla diurna appartenente alla famiglia delle Lymantriidae.

È un polifago delle piante fruttifere (come melo, vite, ecc.) e, soprattutto, delle piante ornamentali e forestali.

Descrizione

Gli adulti sono caratterizzati da dimorfismo sessuale; i maschi sono color nocciola-brunastro, con apertura alare di circa 40 mm, le femmine sono biancastre con ali variegate di bruno e con dimensioni maggiori (circa 60 mm di apertura alare). Le larve sono pelose, di colore grigiastro con una tipica doppia fila di tubercoli dorsali di colore blu verso il capo e rossastro verso la parte posteriore del corpo; a maturità possono raggiungere i 70-80 mm di lunghezza.

Danni e ciclo biologico

Il danno è provocato dagli stadi larvali, voraci defogliatori. Il Bombice dispari sverna da uovo e compie una generazione annuale; gli adulti compaiono in luglio.

Il numero e la posizione delle uova di Lymantria Dispar sulle piante fornisce un’informazione circa lo stato della gradazione in atto: 600-800 uova fino a 2 metri di altezza indicano una fase di latenza o di iniziata progradazione dell’insetto, viceversa il culmine dell’incremento esplosivo è segnalato da un minor numero di uova, circa 300-500 posizionate fino a 6 metri di altezza.

È inserita nell’Elenco delle 100 specie aliene più dannose del mondo.

DIFESA

I principali criteri di lotta contro la Lymantria dispar sono basati sull’utilizzo di prodotti a base di Bacillus thuringiensis ssp. kurstaki e vari prodotti biotecnologici.

Gli interventi, comunque, sono da effettuarsi solo in caso di accertata progradazione dell’infestazione.

 


PROCESSIONARIA DELLA QUERCIA (THAUMETOPOEA PROCESSIONEA)

  Thaumetopoea processioneaThaumetopoea processionea2

Piante ospiti: querce a foglia caduca.

Danni e importanza: L’insetto può provocare gravi defogliazioni nei popolamenti di querce a foglia caduca, in particolare la farnia, e causare problemi per la salute pubblica a causa della presenza di peli fortemente urticanti.

Descrizione e ciclo: gli adulti sono farfalle notturne molto simili alla processionaria del pino; le larve sono di colore grigiastro e fornite di peli urticanti a partire dalla terza età. Le larve compaiono in aprile, hanno abitudini crepuscolari-notturne e si spostano per alimentarsi formando processioni irregolari. Durante il giorno le larve si riparano entro nidi appiattiti costruiti sui grossi rami o alla base del fusto; tali nidi sono abbandonati a ogni muta. Alla fine dello sviluppo larvale avviene l’incrisalidamento entro un nido definitivo, di solito posto lungo il tronco della pianta ospite. I nuovi adulti compaiono tra luglio e settembre. Il lepidottero compie una sola generazione all’anno e sverna come uovo sui rametti dell’ospite, in ovature allungate costituite da circa 200 elementi.

 


 

LEUCOMA SALICIS

Leucoma salicis    Leucoma salicis2

Identificazione e danno

L’adulto è una farfalla (circa 40-50 mm di apertura alare) di colore completamente bianco. Le larve (circa 50 mm di lunghezza) hanno un aspetto inconfondibile; infatti esse sono di colore scuro con tipiche chiazze bianche di forma circolare-ovale sul dorso. Inoltre presentano file dorsali e laterali di tubercoli rossi da cui si dipartono ciuffi di peli chiari. II danno è determinato dalle larve che sono defogliatrici; esse infatti dapprima scheletrizzano il lembo fogliare poi divorano anche le nervature; in caso di forti attacchi la defogliazione è grave e determina stress nelle piante attaccate.

Fra i defogliatori del Pioppo sono inoltre da ricordare il Lepidottero Notodontidae Phalera bucephala

 Notodontidae Phalera bucephala

(le cui larve di colore arancio maculato di nero o scure con una tipica Y gialla sul capo nero, sono voraci defogliatrici) e l’Imenottero Tentredinide Pristiphora conjugata con larve verdastre punteggiate di nero, di comportamento gregario e anch’esse voraci defogliatrici.

Ciclo biologico

Il Leucoma salicis sverna allo stadio di uovo, in oviplacche verdastre ricoperte da secrezioni sericee e peli biancastri; le ovature sono deposte sulla scorza del

tronco e dei rami. In alcuni casi le uova deposte a fine estate schiudono nello stesso anno, per cui lo stadio svernante diviene la larva; essa sverna protetta da fili sericei nella

scorza delle piante ospiti.
In ogni caso l’attività larvale inizia nella primavera successiva, fine marzo-aprile, con attività fillofaga. Le larve mature si incrisalidano tra la vegetazione e gli adulti sfarfallano (11 generazione) tra giugno ed agosto, a seconda degli ambienti. Nel caso di sfarfallamenti precoci, tra giugno e luglio, si può avere una 2a generazione, con attività larvale estiva, i cui adulti presenti a fine estate originano le forme svernanti. Il Leucoma salicis compie una generazione all’anno, a volte due.

 


RODILEGNO GIALLO

(Zeuzera pyrina)

RODILEGNO GIALLO

La Zeuzera pyrina è il rodilegno che determina i maggiori danni sulle colture arboree. Gli adulti sono grosse farfalle dalle ali bianche cosparse di punti neri e sono presenti da inizio Maggio ad Agosto. Le larve, di colore giallo, appena nate (periodo estivo) si disperdono sulle parti alte della pianta dove attaccano germogli e rametti e solo quando hanno raggiunto un certo sviluppo, normalmente nel periodo autunnale, si portano sul tronco o grossi rami. Qui iniziano a scavare gallerie ascendenti e superato l’inverno, in primavera la maggior parte di larve si trasforma in farfalle, la rimanente completa il ciclo nell’ anno successivo. Le gallerie provocano un indebolimento del ramo o del fusto che in presenza di forti venti può andare incontro a rottura.

DIFESA

La lotta a questo parassita risulta alquanto problematica a causa del lungo periodo di ovodeposizione della femmina. La difesa si può realizzare a vari livelli.

1) Contro le giovani larve presenti sui germogli e i rametti, si possono effettuare alcuni trattamenti alla vegetazione, distanziati di 25-35 giorni, nei mesi di Giugno-Luglio, con prodotti a base di teflubenzoron, o con esteri fosforici ad ampio spettro di azione (fosfamidone, diclorvos, methamidofos).

2) A livello di tronco e grossi rami si può realizzare una lotta chimico-meccanica basata sull’uccisione delle larve nelle gallerie con filo di ferro o con insetticidi in formulazione spray. Richiede un grosso impiego di manodopera.

3) In questi anni è in via di definizione una forma di controllo delle infestazioni di Zeuzera basata sulla cattura massale. Ciò si realizza tramite trappole a ferormoni, cercando di catturare tutti i maschi presenti nell’arboreto di modo che le femmine non possono essere fecondate. Attualmente questa tecnica viene realizzata disponendo 10 o più trappole ad ettaro ad un’altezza di 1-1,5 metri superiore alla chioma degli alberi. Le trappole devono essere posizionate da inizio Maggio ad Agosto, con sostituzione del ferormone ogni 4-6 settimane.

 


OZIORRINCHI DELLE ORNAMENTALI

(Otiorrhynchus spp.)

OZIORRINCHI DELLE ORNAMENTALIOZIORRINCHI DELLE ORNAMENTALI2

Diverse specie di oziorrinchi provocano danni rilevanti su Ericacee (Azalea, Rhododendron, ecc…), Taxus, Oleace (Olea fragans, Osmanthus, ecc…) e diverse altre piante. Risultano particolarmente pericolosi alle coltivazioni in vaso, perché le larve terricole trovano condizioni ottimali di sviluppo nei substrati dei contenitori.

Questo gruppo di insetti sviluppa una sola generazione l’anno, con presenza degli adulti da Maggio a Settembre e presenza di forme larvali da Settembre a Giugno. Gli adulti hanno abitudini notturne, nascondendosi nel terreno o sotto altri ripari nelle ore diurne. Durante la notte fuoriescono dai nascondigli e vanno a nutrirsi di foglie provocando, lungo il margine, delle caratteristiche erosioni a semicerchio.

Le larve sviluppano tutto il loro ciclo nel terreno nutrendosi degli organi sotterranei delle piante e provocando su di essi estese erosioni a livello corticale.

Il danno maggiore è provocato dalle larve, in quanto le erosioni radicali possono essere tanto rilevanti da provocare la morte della pianta.

DIFESA

La lotta può essere rivolta sia verso gli adulti che le larve. La tendenza attuale tende ad individuare nel controllo delle forme adulte la migliore strategia di difesa, limitando la lotta alle larve solo a casi particolari.

Gli adulti è possibile controllarli con trattamenti insetticidi a base di acefate, endosulfan, metil-parathion e azinfos-metil. Con infestazioni elevate è’ necessario intervenire, per ottenere buoni risultati, da inizio Giugno a fine Agosto ogni 15-20 giorni.

L’intervento sarebbe opportuno effettuarlo alla sera o, meglio ancora, di notte, perché, avendo gli adulti dell’oziorrinco abitudini notturne, è possibile colpirli direttamente con l’insetticida che così può agire, oltre che per ingestione, anche per contatto .

La lotta contro le larve la si può effettuare con i geodisinfestanti chimici, ma il risultato non sempre è valido. Altra forma di lotta alle larve è data dall’impiego dei nematodi entomoparassiti Steinernema ed Heterorhabditis. Questo tipo di lotta biologica deve essere applicato o all’inizio dell’autunno o della primavera, periodi maggiormente favorevoli all’attività dei nematodi.

Nell’applicare questa forma di lotta biologica è necessario tenere presente che:

• temperature inferiori a 0°C e superiori a 35°C sono letali per i nematodi;

• il terreno deve avere un adeguato tenore idrico;

• l’applicazione si deve verificare con elevati volumi d’acqua e questa deve avere una temperatura ottimale di 20°C.

 


DISSECCAMENTI RAMEALI DI THUJA E JUNIPERUS

LAMPRA FESTIVA

Lampra festiva

La Lampra è un coleottero buprestide che si sviluppa a spese di Juniperus (in particolare var. Skyroket), di Thuja (molto suscettibile la var. “Atrovirens” ed anche la var. “Smaragd”) e occasionalmente di Cupressus e di Cupressocyparis. Le larve, lunghe 1-2 cm, posseggono una caratteristica testa ingrossata. Vivono nei tronchi e nei rami scavando gallerie sotto la corteccia. La zona di ramo o fusto in cui è presente la larva subisce un caratteristico rigonfiamento e la parte distale va incontro a disseccamento. In primavera-estate la larva si impupa ed in luglio si trasforma in adulto. L’insetto possiede una sola generazione l’anno.

DIFESA

La prima forma di difesa consiste nell’allontanare e bruciare, in Marzo-Aprile, le piante infestate. Si può attuare anche una lotta chimica intervenendo sull’insetto allo stadio di adulto, perché la larva è difficilmente raggiungibile dagli insetticidi. I prodotti da usare sono a base di methidation, metil-parathaion e metomil, effettuando alcuni trattamenti in luglio ed in agosto.

 


PHLOEOSINUS SPP.

Phloeosinus spp.Phloeosinus spp.2

Questo scolitide scava delle gallerie nei rametti dei Cipressi, causandone il disseccamento. Il danno provocato da questi insetti di norma è solo estetico solo raramente assume una certa importanza. Qualora si ritenga opportuno intervenire si consiglia di effettuare in Luglio – Agosto un trattamento con prodotti a base di Clorpirifos.

 


BLASTOPHAGUS SPP.

Blastophagus spp.Blastophagus spp.2

Questi insetti prediligono le piante debilitate su cui producono delle gallerie sottocorticali. L’infestazione si evidenzia all’esterno con dei piccoli fori nella corteccia da cui fuoriesce fine segatura. Gli scolitidi ed il Pissoide possono causare un deperimento della pianta che

può arrivare fino alla morte.

Il primo controllo di questi insetti si ottiene mantenendo le piante in buone condizioni vegetative. Gli interventi per il controllo della tignola del pino (vedere sopra) hanno un’efficacia collaterale anche nei confronti degli scolitidi e del Pissoide. Tuttavia in presenza di piante infestate si può effettuare un trattamento nel periodo estivo con prodotti a base di Clorpirifos. Il risanamento di piante molto infestate può risultare molto difficile.


SCOLYTUS SPP.                                                                                                                                                 

Scolytus sppScolytus spp2

 XYLEBORUS SPP.

Xyleborus spp.Xyleborus spp.2

Gli scolitidi sono un gruppo di insetti di piccole dimensioni (pochi millimetri) che vivono nel legno delle piante scavando gallerie (insetti xilofagi). possono risultare pericolosi su Pinus, Cupressus, Cupressocyparis, Olea europea e altre latifoglie.

Questi insetti sono da considerarsi parassiti secondari perché attaccano prevalentemente piante deperite e solo raramente piante in normali condizioni vegetative. E’ opportuno segnalare che le cause di deperimento possono essere sia naturali (freddi intensi, stress idrici, attacchi parassitari) che dovute all’uomo (es. le zollature e i trapianti, in particolare a radice nuda).

Gli attacchi si evidenziano esternamente con emissione di rosura da piccoli fori su fusto o branche, presenza di gomma o resina e disseccamenti di rami. Il danno consiste in una alterazione, a volte letale, delle condizioni vegetative della pianta.

DIFESA

Mantenere le piante in buone condizioni vegetative è la prima forma di lotta a questi insetti. Qualora ciò non sia realizzabile o si verificano condizioni ambientali avverse è consigliabile, specialmente su conifere, pini in particolare, intervenire con un trattamento insetticida. Su Pinus, Cupressus e Cupressocyparis buoni risultati si ottengono intervenendo nel mese di Luglio, mentre su Olea europea è preferibile intervenire in primavera. Per altre piante l’epoca di intervento deve essere valutata in funzione del tipo di scolitide presente.

Diversi i nsetticidi, specialmente esteri fosforici, risultano efficaci contro gli scolitidi: azinphos-metil, metil-parathion, methidation.

 


CECIDOMIA DEL BOSSO

(Monarthropalpus buxi)

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA CECIDOMIA DEL BOSSO2 CECIDOMIA DEL BOSSO3

Questo insetto infesta le foglie del Buxus sempervirens. Le larve della cecidomia si sviluppano all’interno della lamina fogliare provocando un rigonfiamento ed una leggera decolorazione della porzione infestata. Su una stessa foglia possono essere presenti più mine che possono confluire. Le piante infestate vanno incontro prima ad ingiallimenti, poi a forti defogliazioni. L’insetto svolge una sola genarazione l’anno, con presenza degli adulti in maggio e sviluppo delle larve minatrici a partire dall’estate fino alla primavera successiva.

DIFESA

Contro la cecidomia del bosso in vivaio è consigliabile effettuare una lotta chimica, intervenendo in giugno-luglio contro le giovani larve. Risultano efficaci i prodotti a base di dimetoato, metomil, methidation e vamidotion.

 


CECIDOMIA DELLA GLEDITSIA

(Dasyneura gleditchiae)

CECIDOMIA DELLA GLEDITSIA CECIDOMIA DELLA GLEDITSIA2CECIDOMIA DELLA GLEDITSIA3

Le giovani foglie della Gleditsia possono subire ingenti danni a causa di questo insetto. La larva della cecidomia si sviluppa all’interno della singola fogliolina provocandone un rigonfiamento ed un ispessimento della lamina. La foglia modificata assume la forma di un piccolo seme di mela ed una consistenza quasi legnosa. Gli organi colpiti disseccano e la pianta, in presenza di forti attacchi, subisce un arresto vegetativo consistente. Infestazioni limitate non arrecano particolari danni.

DIFESA

La cecidomia della Gleditsia può essere contenuta con trattamenti a base di metomil, methidation, vamidotion e dimetoato (quest’ultimo può causare fitotossicità). E’ da rilevare che questi interventi non sempre risultano efficaci e spesso debbono essere ripetuti.

 


ACARI

RAGNETTO ROSSO                                                         RAGNETTO BIMACULATO

ragnetto rosso      Tetranychus spp.

RAGNETTO GIALLO

Digital Camera

Diverse specie di ragnetto possono procurare danni rilevanti su piante spoglianti o sempreverdi, erbacee o arboree.

La presenza degli acari sui vegetali è rilevata da una sintomatologia a carico delle foglie abbastanza simile a tutti i vegetali. Gli acari, pungendo la foglia e sottraendo liquidi cellulari e clorofilla dai tessuti, determinano sulla pagina fogliare decolorazioni argentee, bronzee o plumbee associate a ingiallimenti o arrossamenti più o meno diffusi della lamina fogliare. Le foglie gravemente colpite disseccano e cadono precocemente lasciando la pianta spoglia. In alcuni casi sugli organi colpiti si possono osservare delle ragnatele costituite da fili sericei molto fini. I ragnetti sono difficilmente osservabili ad occhio nudo, per cui è necessario avvalersi di una buona lente d’ingrandimento per verificarne la presenza sui vegetali.

DIFESA

In natura gli acari fitofagi sono controllati abbastanza efficacemente dai loro predatori. In coltivazioni intensive, come il vivaio, la presenza di questi predatori può venire meno per cui si può assistere a forti infestazioni di ragnetti. In queste condizioni si rende necessario il ricorso alla lotta chimica e a tal fine è opportuno, specialmente nel periodo primavera-inizio estate, controllare la vegetazione periodicamente con l’ausilio di una lente d’ingrandimento. Una volta verificata la presenza dei ragnetti sulle foglie (soglia indicativa: un ragnetto ogni 2 foglie) è necessario trattare. Se non è possibile effettuare i controlli sopradetti, si deve intervenire alla comparsa dei primi sintomi. I prodotti da usare sono quelli a base di: dicofol+tetradifon, fenbutatin-oxide, propargite (su alcuni vegetali, es. pero, può essere fitotossico), benzoximate. In genere un solo trattamento dovrebbe essere in grado di controllare l’infestazione, altrimenti deve essere ripetuto a distanza di 15-20 giorni. In caso di forti infestazioni è opportuno addizionare ad uno dei prodotti sopra elencati un acaricida a base di clofentazine o hexythiazox. Questi due prodotti possono anche essere utilizzati in forma preventiva nel periodo primaverile.

 

RAGNETTO DELLE CONIFERE

(Oligonychus ununguis)

RAGNETTO DELLE CONIFERERAGNETTO DELLE CONIFERE2

Diverse conifere possono essere colpite da questo acaro: Picea, Abies, Juniperus, ed altre: è abbastanza frequente rinvenirlo a carico del Picea glauca albertiana “Conica”. Il danno è localizzato a livello degli aghi, che inizialmente assumono una colorazione argentea, poi bronzea ed infine giallo rossastra. L’ago cade, causando una defogliazione della pianta. L’infestazione può interessare l’intera chioma o, più frequentemente, una porzione di essa.

DIFESA

E’ valido quanto detto per la lotta al ragnetto rosso.

 


ERIOFIDI DELLE ORNAMENTALI      

(Trisetacus juniperinus   Aculus spp. ed altri)

7   Trisetacus juniperinus2 Trisetacus juniperinus

Gli eriofidi sono un gruppo di acari fitofagi di piccolissime dimensioni, invisibili ad occhio nudo e spesso alle comuni lenti di ingrandimento. Provocano danni, alquanto variabili sia per intensità che sintomatologia, su diverse piante ornamentali. Merita ricordare i danni provocati da Trisetacus juniperinus su Juniperus, Cupressus e Cedrus in cui determina l’accecamento delle gemme apicali con conseguente produzione di cortiD rametti e arresto di accrescimento. Altri danni da eriofidi sono stati segnalati saltuariamente, oltre che su fruttiferi come il pero, anche su Magnolia soulangiana e su Quercus.

DIFESA

Per rilevare la presenza sui vegetali degli eriofidi, considerando le loro piccole dimensioni, è necessario disporre di una adeguata attrezzatura. Accertato che il danno è imputabile a questo tipo di acari, è opportuno intervenire con prodotti a base di endosulfan o methasistox.


ERINOSI

erniosi

I sintomi del danno causato da questo eriofide consistono in evidenti bollosità delimitate dalle nervature fogliari che sporgono dalla pagina superiore e che presentano concavità con evidente sviluppo dei peli, che assumono l’aspetto di ammassi prima biancastri e successivamente brunastri, nella pagina inferiore. Anche i germogli e grappoli possono essere attaccati con sintomi simili ai precedenti.

a primavera si portano sulle prime foglioline, dove compaiono i primi sintomi, gli attacchi delle generazioni successive (5-7) si sviluppano via via sulle foglie apicali più giovani. In autunno, le forme svernanti si riportano verso la base dei tralci e sul fusto. Non sono dannosi; non compromettono la produzione, né dal punto di vista qualitativo né quantitativo.

Prevenzione: effettuare le corrette pratiche colturali; non eccedere con le concimazioni azotate, controllare la vigoria. Lotta biologica: esistono numerosi predatori naturali degli acari, la cui presenza è da          salvaguardare (utilizzare acaricidi selettivi!). I più importanti sono gli acari Fitoseidi, predatori naturali degli acari fitofagi; Altri predatori naturali degli acari dannosi sono insetti quali il coccinellide Stethorus  punctillus, le crisope, gli antocoridi, i miridi.

Lotta chimica: raramente è necessario ricorrere alla difesa chimica possibilmente con acaricidi selettivi che non danneggino i fitoseidi: inibitori dello sviluppo ad azione ovicida, larvicida, ninficida : Clofentizine (azione ovicida), Exiatozox (azione ovicida), Fenazaquin (azione adulticida), Fenpiroximate (azione adulticida), Tebufenpirad (azione adulticida). Endosulfan (attivo anche contro i tripidi). Bromopropylate. Efficaci anche oli, che agiscono bloccando la respirazione.


 

PRINCIPI E PRODOTTI PER LA LOTTA AI PARASSITI 

ACEFATE

Azione svolta: Insetticida

Insetticida-aficida ad azione citotropica e di superficie, la cui efficacia si manifesta sia per contatto che per ingestione. È caratterizzato da una azio ne pronta e persistente e risulta particolarmente efficace contro gli afidi. Alle alte temperature può manifestare problemi di fitotossicità.

Prodotti disponibili: Ace, Aceber 425, Acefagro, Acefam, Acefat, Acefate 425, Acefate S, Acefix, Acefon, Acemar, Afex, Agrifat 40 Sp, Garphat 42, Guardian 42 Sp, Hurricane Sp, Orthak, Orthene S, Orthofat, Ortoval Ps, Sink, Stiphate S.

ETIOFENCARB

Azione svolta: Geodisinfestante Insetticida

Insetticida-aficida sistemico e selettivo che agisce per ingestione e per contatto. È impiegato sia per trattamenti sulle piante che sul terreno. Nei trattamenti a quest’ultimo, il prodotto deve essere interrato ed è opportuno effettuare una leggera irrigazione.

Prodotti disponibili: Aficarb, Croneton, Croneton 40 Pb, Efenon.

IMIDACLOPRID

Azione svolta: Insetticida

Insetticida sistemico che agisce sui più importanti fitofagi ad apparato boccale pungente-succhiatore e ad apparato boccale masticatore. Presenta un’elevata sistemia acropeta e dopo l’applicazione viene traslocato per via xilematica (ascendente) e può dalle radici, attraverso il fusto, raggiungere le foglie. Viene costantemente veicolato all’interno della pianta verso le giovani foglie e a quelle in corso di formazione, mantenendo una concentrazione sufficientemente elevata per svolgere la propria azione insetticida. Il meccanismo di azione si basa sul fatto che il principio attivo si lega permanentemente con i ricettori proteici specifici della membrana delle cellule nervose, impedendo così l’ingresso dell’acetilcolina (il trasmettitore naturale di impulsi nervosi). Non essendo degradato dall’enzima acetilcolinesterasi, l’azione del principio attivo distrugge il sistema nervoso degli insetti provocandone la morte.

Prodotti disponibili: Confidor 200 Sl, Confidor Supra 100 Ec, Gaucho 350 Fs, Gaucho 70 Ws.

PIRIMICARB

Azione svolta: Insetticida

Aficida attivo per contatto ed asfissia che sviluppa un buon effetto fumigante e una marcata azione translaminare, colpendo anche quegli afidi presenti sulla pagina fogliare opposta a quella trattata o all’interno di accartocciamenti fogliari.

Prodotti disponibili: Afidagro, Afidane 25, Afitox 13,5 Wdg, Arlyfar, Emiscam Mgd, Eupir, Liquicarb 20, Piricarb, Piriflo, Pirimor 17,5, Sofipir.

 PIRETRINE

Azione svolta: Acaricida Insetticida

Insetticidi naturali ottenuti dalla macinazione dei capolini di alcune specie appartenenti al genere Chrisanthemum (pyrethrum). La specie più ricca di piretrine è il C. cinerariaefolium, pianta coltivata in diversi paesi dell’Asia e dell’Africa.

Le piretrine sono esteri derivati dalla reazione tra un acido e un alcool; agiscono soprattutto per contatto con una azione neurotossica e sono caratterizzati da un effetto rapido, da una bassa tossicità e da una persistenza limitata (vengono degradate dalla luce e da temperature elevate). Vengono impiegate anche contro insetti infestanti gli ambienti domestici (mosche, zanzare, tarme, ecc.).

Prodotti disponibili: Agro-Pyr, Biopiren Plus, Cipertran Combi Ec, Florapir, Kenyatox Grain Protectant, Kenyatox Verde, Permetrix, Pireflor, Piresan Plus, Piretrin, Piretrix 10, Piretro Natura, Piretro Verde, Piretrol, Piretrum 40.

4 commenti su “Malattie di origine entomofila

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